Ansonica Costa dell'Argentario Doc

Documento
Regione

Ministero delle politiche agricole
alimentari e forestali
DIPARTIMENTO DELLE POLITICHE COMPETITIVE,
DELLA QUALITÀ AGROALIMENTARE, IPPICHE E DELLA PESCA
DIREZIONE GENERALE PER LA PROMOZIONE DELLA QUALITÀ AGROALIMENTARE E DELL’IPPICA
UFFICIO PQAI IV
DISCIPLINARE DI PRODUZIONE DELLA DENOMINAZIONE DI ORIGINE
CONTROLLATA DEL VINO
“ANSONICA COSTA DELL’ARGENTARIO”
Decisione di approvazione o modifica Pubblicazione
Approvato con DM 28.04.1995 G.U. 125 – 31.05.1995
Modificato con DM 24.11.2011 G.U. 280 – 01.12.2011
Modificato con DM 30.11.2011 G.U. 295 – 20.12.2011
Modificato con D.M. 12.07.2013 Sito ufficiale Mipaaf - Qualità - Vini DOP e IGP
Modificato con DM 07.03.2014 Sito ufficiale Mipaaf - Qualità - Vini DOP e IGP
Articolo 1
(Denominazione)
1.1 La Denominazione di Origine Controllata «Ansonica Costa dell’Argentario» è riservata al
vino bianco che risponde alle condizioni e ai requisiti stabiliti dal presente disciplinare di
produzione.
Articolo 2
(Base ampelografica)
2.1 Il vino a Denominazione di Origine Controllata «Ansonica Costa dell’Argentario» deve
essere ottenuto da uve provenienti da vigneti aventi nell’ambito aziendale la seguente
composizione ampelografica:
Ansonica B.: minimo 85%.
2.2 Possono concorrere alla produzione di detto vino, fino a un massimo del 15%, le uve a bacca
bianca provenienti da altri vitigni idonei alla coltivazione per la regione Toscana, iscritti nel
Registro Nazionale delle varietà di vite per uve da vino approvato con D.M. 7 maggio 2004,
pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 242 del 14 ottobre 2004, e successivi aggiornamenti, il cui
elenco completo è riportato nell’allegato 1 al presente disciplinare.
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Articolo 3
(Zona di produzione delle uve)
3.1 La zona di produzione del vino a Denominazione di Origine Controllata «Ansonica Costa
dell’Argentario» è ubicata nella parte collinare, pedecollinare e insulare dell’area sud della
provincia di Grosseto e comprende in parte i comuni di Manciano, Orbetello e Capalbio e
l’intero territorio dei comuni di Isola del Giglio e Monte Argentario in provincia di Grosseto.
3.2 Tale zona è così delimitata:
la perimetrazione inizia a sud nel punto di intersezione tra la linea ferroviaria Grosseto-Roma e il
confine territoriale del comune di Capalbio per continuare sempre lungo lo stesso confine, a est
sino alla intersezione della strada provinciale n. 63, s.p. Capalbio che da Capalbio conduce alla
frazione di Marsiliana ricadente nel comune di Manciano; il confine prosegue nel tratto est lungo
la strada statale n. 74 (s.s. Maremmana) fino al bivio per Magliano in prossimità della frazione di
Marsiliana.
Prosegue poi nel tratto nord lungo la strada consorziale delle Pulledraie fino al fosso che la
interrompe per poi reimmettersi sulla s.s. 74 al km 8,700 in direzione della frazione di Albinia
sino alla intersezione con la linea ferroviaria delle FF.SS. Roma-Grosseto.
Da tale punto, nel tratto ovest, il confine prosegue lungo la linea ferroviaria suddetta, in direzione
sud, sino a incontrare il punto di partenza.
La zona di produzione comprende altresì i comuni di Monte Argentario e dell’Isola del Giglio.
Articolo 4
(Norme per la viticoltura)
4.1 Le condizioni ambientali e colturali dei vigneti destinati alla produzione del vino a
Denominazione di Origine Controllata «Ansonica Costa dell’Argentario» devono essere quelle
tradizionali della zona e, comunque, atte a conferire alle uve e ai vini derivati le specifiche
caratteristiche di qualità.
4.2 I sesti di impianto, le forme di allevamento e i sistemi di potatura devono essere quelli
generalmente usati nella zona o comunque atti a non modificare le caratteristiche delle uve e del
vino.
4.3 È escluso l’allevamento espanso su tetto orizzontale.
4.4 I nuovi impianti e i reimpianti devono prevedere un minimo di 3.300 ceppi per ettaro e la
produzione massima per ceppo non deve superare mediamente i kg 3,5.
4.5 È vietata ogni pratica di forzatura. È consentita l’irrigazione di soccorso.
4.6 La quantità massima di uva ammessa per la produzione del vino a Denominazione di Origine
Controllata «Ansonica Costa dell’Argentario» non deve superare tonnellate 11 per ettaro di
vigneto in coltura specializzata.
4.7 A detto limite, anche in annate eccezionalmente favorevoli, le produzioni dovranno essere
riportate attraverso una accurata cernita delle uve, purchè la produzione per ettaro non superi del
20% il limite medesimo. Qualora la produzione superi il 20% delle suddette quantità, il vino
ottenuto non avrà diritto alla denominazione di origine controllata.
4.8 Fermo restando il limite massimo sopra indicato, la resa per ettaro di vigneto a coltura
promiscua deve essere calcolata in rapporto alla effettiva superficie coperta dalle viti.
4.9 La Regione Toscana, con proprio decreto, su proposta del Consorzio di Tutela, sentite le
organizzazioni di categoria interessate, di anno in anno, prima della vendemmia, tenuto conto
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delle condizioni ambientali e di coltivazione, può stabilire un limite massimo di produzione
rivendicabile di uva per ettaro inferiore a quello fissato dal presente disciplinare di produzione,
dandone immediata comunicazione al competente Organismo di controllo.
4.10 La resa massima delle uve in vino non deve essere superiore al 70%.
4.11 Le uve destinate alla vinificazione devono assicurare al vino a Denominazione di Origine
Controllata «Ansonica Costa dell’Argentario» un titolo alcolometrico volumico naturale minimo
di 10,50% vol.
Articolo 5
(Norme per la vinificazione)
5.1 Nella vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche locali, leali e costanti atte a
conferire al vino a Denominazione di Origine Controllata «Ansonica Costa dell’Argentario» le
sue peculiari caratteristiche.
5.2 La vinificazione delle uve per la produzione del vino a Denominazione di Origine
Controllata «Ansonica Costa dell’Argentario» deve essere effettuata nell’ambito dell’intero
territorio dei comuni di cui al precedente art. 3.
5.3 Tuttavia, tenuto conto delle situazioni tradizionali di produzione il Ministero delle politiche
agricole alimentari e forestali, può consentire su apposita domanda delle ditte interessate che le
suddette operazioni di vinificazione siano effettuate nell’ambito della provincia di Grosseto, a
condizione che le ditte interessate dimostrino di aver tradizionalmente vinificato le uve prodotte
nella zona nelle cantine per le quali si chiede l’autorizzazione.
5.4 È consentito l’arricchimento, nei limiti e condizioni stabilite dalle norme comunitarie e
nazionali, con mosti concentrati ottenuti da uve Ansonica prodotte nella zona di produzione
delimitata dal precedente art. 3 o, in alternativa, con mosto concentrato rettificato o a mezzo di
altre tecnologie consentite.
Articolo 6
(Caratteristiche al consumo)
6.1 Il vino a Denominazione di Origine Controllata «Ansonica Costa dell’Argentario» all’atto
dell’immissione al consumo deve corrispondere alle seguenti caratteristiche:

  • colore: giallo paglierino più o meno intenso;
  • odore: caratteristico, leggermente fruttato;
  • sapore: asciutto, morbido, vivace e armonico;
  • titolo alcolometrico volumico totale minimo: 11,50% vol;
  • acidità totale minima: 4,50 g/l;
  • estratto non riduttore minimo: 15,00 g/l.
    6.2 È facoltà del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, modificare, con proprio
    Decreto, i limiti minimi sopra menzionati per l’acidità totale e per l’estratto non riduttore
    minimo.
    Articolo 7
    (Etichettatura, designazione e presentazione)
    7.1 Al vino a Denominazione di Origine Controllata di cui all’art. 1 è vietata l’aggiunta di
    qualsiasi qualificazione diversa da quelle previste dal presente disciplinare di produzione ivi
    compresi gli aggettivi “extra”, “fine”, “scelto”, “selezionato” e similari.
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    7.2 È tuttavia consentito l’uso di indicazioni che facciano riferimento a nomi, ragioni sociali e
    marchi privati non aventi significato laudativo e non idonei a trarre in inganno l’acquirente.
    7.3 È consentito altresì l’uso di nomi geografici corrispondenti a frazioni, comuni o zone
    amministrative definite, ai sensi dell’art. 4, comma 4 del Decreto Legislativo 8 aprile 2010, n.
    61, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 96 del 26.04.2010, e riportati nell’allegato A del
    presente disciplinare di produzione.
    7.4 Nella designazione dei vini a Denominazione di Origine Controllata «Ansonica Costa
    dell’Argentario» di cui all’art. 1 può essere utilizzata la menzione “vigna” a condizione che sia
    seguita dal relativo toponimo o nome tradizionale, che la vinificazione e la conservazione del
    vino avvengano in recipienti separati e che tale menzione, seguita dal relativo toponimo o nome
    tradizionale, venga riportata sia nella denuncia delle uve, sia nei registri e nei documenti di
    accompagnamento e che figuri nell’apposito elenco regionale ai sensi dell’art. 6 comma 8, del
    decreto legislativo n. 61/2010.
    7.5 Sulle bottiglie e altri recipienti contenenti il vino a Denominazione di Origine Controllata
    «Ansonica Costa dell’Argentario» deve figurare l’indicazione dell’annata di produzione delle
    uve.
    Articolo 8
    (Confezionamento)
    8.1 Per il confezionamento dei vini a Denominazione di Origine Controllata «Ansonica Costa
    dell’Argentario» sono ammessi tutti i recipienti di volume nominale autorizzati dalla normativa
    vigente, ivi compresi i contenitori alternativi al vetro costituiti da un otre in materiale plastico
    pluristrato di polietilene e poliestere racchiuso in un involucro di cartone o di altro materiale
    rigido.
    8.2 Per la tappatura dei vini, allorquando siano confezionati in bottiglie di vetro, può essere
    utilizzata qualsiasi tipo di chiusura, escluso il tappo a corona per bottiglie di capacità nominale
    superiore a 375 ml.
    8.3 Tuttavia, per le tipologie con menzione “vigna” sono consentite soltanto bottiglie di vetro
    aventi forma e abbigliamento consoni ai caratteri dei vini di pregio, con volume nominale fino a
    3 litri, con chiusura a tappo di sughero raso bocca.
    Articolo 9
    (Legame con l’ambiente geografico)
    A) Informazioni sulla zona geografica
    A.1. Fattori naturali rilevanti per il legame
    La zona geografica delimitata ricade nella parte meridionale della regione Toscana e, in
    particolare, nella zona collinare, pedecollinare e insulare dell’area sud della provincia di
    Grosseto, comprendendo parte dei territori amministrativi dei comuni di Manciano, Orbetello e
    Capalbio e l’intero territorio dei comuni di Isola del Giglio e Monte Argentario.
    Il territorio è costituito da rilievi di bassa e media collina a pendenza media e alta, i cui terreni,
    relativamente all’origine geologica, sono caratterizzati da formazioni prevalentemente calcaree,
    anidritiche e gessose, la cui quota media è di 128 metri s.l.m. con una pendenza dell’11%. A sud
    di Capalbio si rinvengono terrazzi e ripiani di bassa quota a debole pendenza, su depositi
    alluvionali a granulometria mista e sedimenti marini sabbiosi, la cui quota media è di 97 metri
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    s.l.m., con una pendenza del 2%. Il promontorio del Monte Argentario e l’isola del Giglio sono
    formati quasi interamente da un plutone granitico con piccole aree calcaree, ove prevalgono
    rocce come serpentini, calcari o scisti, con quote medie di 250 metri s.l.m. e pendenze
    generalmente elevate.
    Il clima dell’area è di tipo mediterraneo caratterizzato da una percentuale molto alta di giornate
    di sole, con temperature miti e precipitazioni disordinate ma generalmente scarse, seppur talvolta
    anche di elevata intensità, concentrate soprattutto nei mesi autunnali-invernali (massimo della
    piovosità localizzato tra l’inizio di novembre e i primi giorni di dicembre, col mese di novembre
    caratterizzato dai valori più elevati), mentre nel periodo compreso tra febbraio e aprile la pioggia
    è distribuita in maniera un po’ più omogenea con valori comparabili, che diminuiscono
    progressivamente dalla terza decade di aprile, fino a raggiungere un minimo assoluto tra la prima
    e la terza decade di luglio, tanto che si può parlare di un’aridità di regola prolungata nella
    primavera e spesso accentuata nei mesi estivi. La temperatura media oscilla intorno a 16°C e le
    precipitazioni intorno a 630 mm/anno; l’indice di Huglin si attesta tra 2.300 e 2.500 unità.
    Le estati sono per lo più siccitose e le condizioni di aridità sono accentuate dai venti che soffiano
    con frequenza soprattutto dal terzo al quarto quadrante; in particolare, nella primavera soffiano
    venti di Scirocco e di Libeccio (nelle aree più prossime al mare piuttosto carichi di salsedine),
    mentre nell’estate soffia il Maestrale che, sebbene provenga dal mare, è asciutto, regolando di
    fatto la temperatura.
    A.2. Fattori umani rilevanti per il legame
    I fattori umani legati al territorio di produzione, che per consolidata tradizione hanno contribuito
    a ottenere i vini «Ansonica Costa dell’Argentario», sono di fondamentale rilievo. In quest’area,
    infatti, esistono testimonianze della coltivazione della vite che risalgono al periodo etrusco, greco
    e romano – l’antica città etrusca di Cosa, nella parte meridionale della zona di produzione, l’area
    di Poggio Buco, più a nord, sono solo alcuni esempi di insediamenti più o meno rilevanti – come
    testimoniano alcuni reperti; in particolare, presso Marsiliana lungo il corso del fiume Albegna, è
    stato rinvenuto un numero consistente di vasellame e pithoi (recipienti particolari per la raccolta
    del vino proveniente dalla pigiatura delle uve e dai torchi), probabilmente poiché il luogo
    corrispondeva a un vero e proprio centro di raccolta per i vini che provenivano dalle aree più
    interne (colline di Manciano, Capalbio, Magliano e Scansano), trasportati lungo il corso del
    fiume. Inoltre, sul territorio dell’isola del Giglio, sono stati rinvenuti numerosi palmenti in pietra,
    specie di vasche cilindriche scavate direttamente sulla roccia talvolta ai piedi di un vigneto,
    utilizzate da etruschi e, più tardi, romani, per la pigiatura e lo sgrondo delle uve. Ma anche la
    scoperta di relitti del V secolo a.C. e il recupero di vasellame etrusco, corinzio e fenicio e di
    anfore vinarie nelle acque prospicienti l’isola del Giglio attesterebbero la presenza di contatti,
    trasporti e commerci tra l’isola e le città dell’Etruria e d’altri paesi del Mediterraneo. La
    dominazione romana accentuò la tendenza al miglioramento delle tecniche di vinificazione, che
    rimasero insuperate fino al medioevo; in questo periodo storico, la vite acquistò particolare
    importanza come pianta colonizzatrice, tanto che governanti e feudatari riconobbero la necessità
    di concedere terre adatte per questa coltura, che ebbe particolare protezione con apposite norme
    statutarie. Un ulteriore impulso all’attività vitivinicola del territorio fu dato dalle repubbliche
    marinare, in particolare Pisa, che tramite le potenti reti commerciali tessute dai loro mercanti
    contribuirono alla valorizzazione dei vini del Giglio e delle altre aree costiere della Maremma
    meridionale, vini che erano qualificati, all’epoca, come “robusti e forti”.
    La tradizione vitivinicola della Maremma meridionale e insulare ha continuato a trasmettersi nei
    secoli, passando anche attraverso le vicissitudini legate agli assalti dei Pirati: drammatico quello
    del 1554, quando il pirata Barbarossa provocò la deportazione di oltre 600 abitanti del Giglio
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    che, all’epoca, era intensamente coltivata a vigneto, e la vinificazione avveniva mediante
    l’utilizzo dei palmenti, con una produzione di circa 18.000 barili di vino per lo più esportati e
    venduti in terra ferma, prevalentemente allo Stato della Chiesa e alla Repubblica di Genova; più
    tardi, l’isola e gran parte del territorio passarono attraverso le dominazioni delle repubbliche di
    Pisa, Genova e Siena, dello Stato della Chiesa, fino al Regno di Napoli, mantenendo inalterata,
    tuttavia, la tradizione vitivinicola e una certa attività commerciale di vini, per lo più bianchi, la
    cui eccellente qualità fu riconosciuta da studiosi di ogni tempo.
    L’enotecnico Luigi Vivarelli, in una memoria pubblicata nel 1906 su “La vite e il vino nel
    mandamento di Orbetello” riferiva l’esistenza di tronchi di vite di dimensioni eccezionali, il che
    portava a pensare a un’attività viticola fortemente tradizionale.
    In una relazione del funzionario Granducale Miller del 1766, si afferma che al Giglio abitavano
    circa 900 persone e vi erano coltivati circa 10 moggia di terreno a vigneto e frutteto, con una
    produzione di vino che si aggirava intorno a 500 botti (“in tutto il territorio dell’isola si ricoglie
    negli anni mediocri vino botti 500 di barili 12 per ciascheduna”); è proprio in questo periodo di
    grandi trasformazioni agricole che è possibile collocare l’attestazione del vitigno Ansonaco sulle
    altre varietà di vitigni autoctoni. Il dott. Alfonso Ademollo, in una relazione all’inchiesta
    parlamentare Jacini, tenendo conto della vocazione viticola della Maremma, nel 1884 affermava
    che tutte le varietà “vegetano bene nel nostro suolo ed a noi non mancano le uve da spremere e
    da mangiare, queste ultime a dovizia fornite dal Monte Argentario e dall’Isola del Giglio”.
    L’Ademollo, nel fornire interessanti informazioni sulla situazione viticola della provincia, la
    descriveva come altamente vocata alla viticoltura e, parlando dei pregi e dei difetti del vino
    prodotto nella zona, così si esprimeva: “II vino, questo benefico liquido che ha tanta importanza
    nella pubblica e privata economia, come nella pubblica e privata salute, viene prodotto dai
    nostri viticoltori con sempre crescente progresso e accuratezza in ogni parte della provincia di
    Grosseto, sia nella zona piana, che in quella montuosa, e per la bontà e quantità in alcuni
    Comuni è di una rendita importante ai proprietari…… Vini forti e generosi poi si incontrano nei
    comuni più marittimi i quali sono quelli di Orbetello, Monte Argentario e Giglio”. Nel secolo
    successivo, Ottorino Brandaglia, a proposito della tradizione e la qualità vitivinicola gigliese,
    così si esprimeva sulla stampa nazionale: “Buona parte del suo territorio è coltivato a vigneti e il
    contadino gigliese, tenace e silenzioso lavoratore, ….. ha saputo con lavoro paziente e inaudito
    sui fianchi ripidi e rocciosi dell’isola, in alcuni punti portandoci la terra, piantare le viti,
    circondando i minuscoli vigneti, chiamati nel gergo paesano poste o cacchioni, di muriccioli a
    secco per proteggerli contro la veemenza delle piogge e del vento….E come non ricordare il
    vino. Esso possiede delle qualità meravigliose e una tale potenza di alcool da superare di gran
    lunga tutte le altre specie del Regno pur tanto declamate….Intanto si ponga mente alla
    vegetazione ricca, all’aria salubre, soprattutto alle magnifiche distese di vigneti, che producono
    la famosa uva Anzonica, notissima in tutta la Maremma”
    Nei decenni successivi si moltiplicano le iniziative di molti proprietari – aiutate e incentivate
    anche dall’applicazione della riforma fondiaria e dall’opera dei tecnici agricoli – intese a
    sviluppare una viticoltura sempre più razionale, anche con la diffusione di nuove cultivar nei
    territori collinari più facili. Ma l’espansione viticola, se non accompagnata dal perfezionamento
    della tecnica vinicola e quindi della qualità dei vini prodotti, creava notevoli problemi di
    organizzazione e diffusione dei vini stessi, anche a causa della disponibilità di modeste partite,
    dalle caratteristiche poco omogenee anche se pregiate.
    Un contributo decisivo alla risoluzione di questi problemi è stato dato dalla realizzazione della
    Cantina Sociale di Capalbio, con lo scopo di raccogliere e trasformare la produzione viticola del
    comprensorio circostante e che rappresenta una circostanza importante per la nascita
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    dell’industria enologica, alfine di presentare sul mercato vini uniformi, di tipo costante,
    migliorati nella qualità e standardizzati nella presentazione.
    Più tardi, anche alcune pubblicazioni scientifiche del settore, occupandosi dei vini ottenuti su
    questo territorio, apportarono un contributo importante alla loro valorizzazione; “Vini tipici e
    pregiati d’Italia” di R. Capone, edito nel 1963, illustra, tra l’altro, le caratteristiche dei vini della
    zona di Capalbio, soffermandosi anche sui rinomati vini bianchi a base di Ansonica.
    Furono questi i presupposti che portarono alla consapevolezza che il territorio della Maremma
    meridionale e insulare poteva aspirare al riconoscimento della denominazione di origine
    controllata per il vitigno Ansonica prodotto nella zona, che verrà attribuito col decreto
    ministeriale 28 aprile 1995 per il vino «Ansonica Costa dell’Argentario» ottenuto con l’apporto
    determinante (minimo 85%) proprio dell’omonima varietà a bacca bianca.
    L’incidenza dei fattori umani, nel corso della storia, è riferita, in particolare, alla puntuale
    definizione dei seguenti aspetti tecnico-produttivi, che costituiscono parte integrante del vigente
    disciplinare di produzione:
    base ampelografica dei vigneti: la produzione si basa essenzialmente sul vitigno Ansonica
    tradizionalmente coltivato nell’area geografica considerata, oltre alle varietà a bacca bianca che
    concorrono eventualmente nella percentuale riservata ai vitigni complementari;
    le forme di allevamento, i sesti d’impianto e i sistemi di potatura che, anche per i nuovi
    impianti, sono quelli tradizionali della zona, e cioè il Cordone speronato orizzontale e la spalliera
    semplice, tali da perseguire la migliore e razionale disposizione sulla superficie delle viti; ciò sia
    per agevolare l’esecuzione delle operazioni colturali con un aumento della meccanizzazione, sia
    per gestire la razionale gestione della chioma, consentendo di ottenere un’adeguata superficie
    fogliare ben esposta e, al contempo, di perseguire un contenimento delle rese di produzione di
    vino entro i limiti fissati dal disciplinare, rapportate a una densità minima di 3300 piante per
    ettaro, il che consente di ottenere una buona competizione fra le piante con una resa di 77 hl di
    vino per ettaro;
  • le pratiche relative alla elaborazione dei vini, che sono quelle tradizionalmente consolidate in
    zona per la vinificazione in bianco dei vini tranquilli.
    B) Informazioni sulla qualità o sulle caratteristiche del prodotto essenzialmente o
    esclusivamente attribuibili all’ambiente geografico
    La DOC «Ansonica Costa dell’Argentario» è riferita esclusivamente alla tipologia bianca
    ottenuta dal vitigno Ansonica che, dal punto di vista analitico e organolettico, presenta
    caratteristiche molto evidenti e peculiari, descritte all’articolo 6 del disciplinare, che ne
    permettono una chiara individuazione e tipicizzazione legata all’ambiente geografico.
    In particolare, questo vino presenta un tenore di acidità non troppo elevato (4,5 g/l).
    Esso presenta un colore giallo paglierino più o meno intenso, talvolta anche giallo dorato, un
    profumo tendenzialmente fresco, lievemente fruttato e delicato, mentre al gusto si presenta
    asciutto, morbido, caldo e armonico, scarsamente acido, con una gradazione alcolica mediamente
    elevata.
    C) descrizione dell’interazione causale fra gli elementi di cui alla lettera A) e quelli di cui
    alla lettera B)
    L’orografia collinare e pedecollinare della zona di produzione, nella parte meridionale e insulare
    della provincia di Grosseto, in parte del territorio comunale di Manciano, Orbetello e Capalbio e
    nell’intero territorio dei comuni di Isola del Giglio e Monte Argentario, con una quota media
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    intorno a 190 metri s.l.m., una pendenza media dell’10%, una esposizione a sud-est, per il
    particolare beneficio del territorio aperto alle brezze marine che assicurano una buona
    ventilazione durante tutto l’anno, concorrono a determinare un ambiente areato, luminoso e con
    un suolo naturalmente sgrondante dalle acque reflue, particolarmente vocato per la coltivazione
    della vite.
    Anche la tessitura e la struttura chimico-fisica dei terreni interagiscono in modo determinante
    con la coltura della vite, contribuendo all’ottenimento delle peculiari caratteristiche fisico-
    chimiche e organolettiche dei vini «Ansonica Costa dell’Argentario».
    In particolare, i terreni, caratterizzati da formazioni prevalentemente calcaree, anidritiche e
    gessose (depositi alluvionali a granulometria mista e sedimenti marini sabbiosi a sud di Capalbio,
    graniti sul promontorio del Monte Argentario e l’isola del Giglio), presentano un’elevata
    profondità utile per lo sviluppo radicale, una buona capacità di drenaggio e una moderata/bassa
    capacità di acqua disponibile, condizioni tali da consentire un buon sviluppo vegeto-produttivo
    delle coltivazioni arboree.
    Sono terreni per lo più franchi, sciolti o a granulometria mista, di colore tendente al rossastro per
    la presenza di ossidi di ferro in tutto il territorio gigliese e sull’Argentario, più o meno ricchi di
    scheletro, sub-acidi o neutri, tendenzialmente aridi, con discreta dotazione in sostanza organica e
    microelementi assimilabili, che presentano, perciò, una spiccata attitudine alla coltivazione della
    vite e, per tali ragioni, risultano pienamente idonei a una vitivinicoltura di qualità, in particolare
    se coltivati con l’ausilio di pratiche agronomiche e gestionali dei suoli corrette (quali potatura
    verde e alta densità di impianto) e basse rese produttive.
    Anche il clima della zona di produzione, caratterizzato da una piovosità piuttosto bassa (media
    intorno a 630 mm/anno), con scarse piogge estive (intorno ai 50-60 mm) e una certa aridità nei
    mesi di luglio e agosto – tanto da far riscontrare lievi stress idrici nelle fasi che precedono la
    maturazione dell’uva –, da ottimi valori dell’indice bioclimatico di Huglin (tra 2300 e 2500°C-
    giorno), da una buona temperatura media annuale (16°C), unita a una ventilazione sempre
    presente anche nel periodo primaverile-estivo grazie alle brezze di Maestrale che soffiano nelle
    ore più calde della giornata, contribuendo a regolare le temperature e a creare un ambiente
    sfavorevole alle malattie parassitarie, il tutto unito a una temperatura piuttosto elevata, con
    ottima insolazione nei mesi di settembre-ottobre e buone escursioni termiche tra giorno e notte,
    consente alla vite di ottenere un giusto equilibrio vegetativo, permettendo una lenta, graduale e
    ottimale maturazione fisiologica delle uve, contribuendo in maniera significativa alle particolari
    caratteristiche organolettiche dei vini «Ansonica Costa dell’Argentario».
    La millenaria storia vitivinicola riferita al territorio della Maremma meridionale e insulare,
    dall’epoca etrusca a quella romana, al medioevo, fino ai giorni nostri, attestata da numerosi
    documenti, citazioni e testimonianze storiche, è la prova fondamentale della stretta connessione e
    interazione tra i fattori umani e la qualità e le caratteristiche peculiari dei vini «Ansonica Costa
    dell’Argentario».
    È la testimonianza, perciò, di come l’intervento dell’uomo in questo particolare territorio abbia
    tramandato, nel corso dei secoli, le tecniche tradizionali di coltivazione della vite ma anche le
    rituali prassi enologiche, le quali, tuttavia, in epoca moderna, sono state migliorate e affinate,
    grazie all’indiscutibile progresso scientifico e tecnologico, fino a ottenere i vini «Ansonica Costa
    dell’Argentario», le cui caratteristiche peculiari sono specificamente descritte all’articolo 6 del
    disciplinare di produzione.
    In particolare, la presenza della viticoltura nel territorio della Maremma meridionale e insulare è
    attestata fin dall’epoca etrusca (il vasellame e i pithoi reperiti nelle aree archeologiche presenti
    sul territorio, i numerosi palmenti in pietra diffusi sul territorio gigliese, ne sono una prova), ma
    8
    le testimonianze continuano in epoca romana fino al medioevo (le repubbliche marinare, in
    primis Pisa, dettero un forte impulso ai traffici commerciali e agli scambi di vino, contribuendo
    alla diffusione della coltivazione della vite) nel corso del quale la vite acquistò particolare
    importanza come pianta colonizzatrice, tanto che governanti e feudatari riconobbero la necessità
    di concedere terre adatte per questa coltura e di stabilirne la protezione con apposite norme
    statutarie.
    E furono molti gli studiosi di epoche successive che riconobbero i pregi delle uve di questo
    territorio e l’eccellenza dei vini prodotti, come il Bacci che, alla fine del 1500, così descriverà
    queste campagne “…situate nel cuore dell’Etruria, godono di molti pregi, sono esposte da una
    parte al vento che spira da settentrione dalle falde del monte Amiata e dall’altra, estendendosi
    verso mezzogiorno, godono anche di quello australe che dona loro calore”…Quale migliore
    incipit per identificare un territorio viticolo. Gli stessi funzionari Granducali presenti in zona
    attestarono una fiorente attività produttiva di vini, soprattutto bianchi, considerati di ottima
    qualità per la robustezza e l’elevato grado alcolico. L’enotecnico Luigi Vivarelli, nel 1906, parla
    di tronchi di vite di dimensioni rilevanti, a conferma che la viticoltura aveva tradizioni centenarie
    già a quel tempo. Lo stesso Vivarelli parla diffusamente di sistemi di allevamento della vite,
    affermando che, nella Maremma meridionale, è già ampiamente diffusa la vigna specializzata
    allevata a cordone speronato. Tra le testimonianze più significative ed esaurienti, quelle del dott.
    Alfonso Ademollo, riconducibili a una relazione all’inchiesta parlamentare Jacini (1884), si
    soffermano lungamente sulla situazione viticola della Maremma, terra ritenuta altamente vocata
    alla coltura della vite (per cinque sesti della superficie), mancando periodi di caldo o di freddo
    eccessivi e grazie anche ai terreni leggeri e permeabili, dovuti a sabbie, rocce decomposte, detriti
    vulcanici e ciottolame. Inoltre, egli afferma che il vino è prodotto in ogni parte della provincia,
    sia in aree pianeggianti che montuose, citando i vini “forti e generosi” che si ritrovano nelle aree
    più marittime “quali sono quelli di Orbetello, Monte Argentario e Giglio”.
    In tutti questi secoli, lo sviluppo dell’agricoltura di questa parte di Maremma è sempre stato
    accompagnato da un’affermazione della viticoltura e, di pari passo, da una forte valenza della
    tradizione vinicola, spesso perpetrata dai monaci benedettini nei periodi più bui del basso
    medioevo, una tradizione che, sul territorio isolano del Giglio e su gran parte di quello del
    promontorio del Monte Argentario, è attestata anche dalla presenza di numerosi terrazzamenti
    con muretti a secco, proprio allo scopo di consentire l’attività viticola su un territorio aspro,
    impervio e ripido.
    All’inizio del XX° secolo, la viticoltura in provincia di Grosseto, come in altre aree del Paese,
    conobbe un periodo di crisi, con una polverizzazione delle proprietà diretto coltivatrici e diffuse
    forme di conduzione mezzadrile ma, con i decenni successivi, si moltiplicarono le iniziative di
    molti proprietari intese a sviluppare una viticoltura più moderna e razionale. Col trascorrere degli
    anni, la nascita della Cantina Sociale di Capalbio e il contributo proveniente dall’attività di
    sperimentazione e di studio condotta sul territorio dalle istituzioni pubbliche e dalle aziende
    private, anche col recupero di vigneti abbandonati sull’isola del Giglio e col ripristino dei muretti
    a secco per la coltivazione su terrazze, si crearono i presupposti per richiedere il riconoscimento
    della denominazione di origine controllata per il vino “Ansonica Costa dell’Argentario” col
    decreto ministeriale del 28 aprile 1995, valorizzando, così, il vino bianco ottenuto in questo
    territorio, incentrato prevalentemente sul vitigno autoctono Ansonica.
    Articolo 10
    (Riferimenti alla struttura di controllo)
    10.1 Nome e indirizzo dell’organismo di controllo:
    9
    Valoritalia s.r.l. - società per la certificazione delle qualità e delle produzioni vitivinicole italiane
    Via Piave, 24
    00187 - Roma
    Tel.: +39 06 45437975
    Fax: +39 06 45438908
    e-Mail: info@valoritalia.it
    10.2 La Società Valoritalia s.r.l - società per la certificazione delle qualità e delle produzioni
    vitivinicole italiane, è l’organismo di controllo autorizzato dal Ministero delle politiche
    agricole alimentari e forestali, ai sensi dell’articolo 64 della legge n. 238/2016, che effettua la
    verifica annuale del rispetto delle disposizioni del presente disciplinare, conformemente
    all’articolo 19, par. 1, 1° capoverso, lettera a) e c), ed all’articolo 20 del Reg. UE n. 34/2019,
    per i prodotti beneficianti della DOP, mediante una metodologia dei controlli combinata
    (sistematica ed a campione) nell’arco dell’intera filiera produttiva (viticoltura, elaborazione,
    confezionamento), conformemente al citato articolo 19, par. 1, 2° capoverso.
    10.3 In particolare, tale verifica è espletata nel rispetto di un predeterminato piano dei controlli,
    approvato dal Ministero, conforme al modello approvato con il DM 2 agosto 2018, pubblicato
    nella G.U. n. 253 del 30.10.2018.
    Allegato 1
    Vitigni complementari idonei alla produzione del vino a DOC ANSONICA COSTA
    DELL’ARGENTARIO
  1. Albana B.
  2. Albarola B.
  3. Biancone B.
  4. Canaiolo Bianco B.
  5. Chardonnay B.
  6. Clairette B.
  7. Durella B.
  8. Fiano B.
  9. Grechetto B.
  10. Incrocio Bruni 54 B.
  11. Livornese Bianca B.
  12. Malvasia Bianca di Candia B.
  13. Malvasia Bianca lunga B.
  14. Malvasia Istriana B.
  15. Manzoni Bianco B.
  16. Marsanne B.
  17. Moscato Bianco B.
  18. Muller Thurgau B.
  19. Orpicchio B.
  20. Petit manseng B.
  21. Pinot Bianco B.
  22. Pinot Grigio G.
  23. Riesling Italico B.
  24. Riesling Renano B.
  25. Roussane B.
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  26. Sauvignon B.
  27. Semillon B.
  28. Traminer Aromatico Rs
  29. Trebbiano Toscano B.
  30. Verdea B.
  31. Verdello B.
  32. Verdicchio Bianco B.
  33. Vermentino B.
  34. Vernaccia di San Gimignano B.
  35. Viogner B.
    Allegato A
    Elenco delle Menzioni Geografiche Aggiuntive
    Elenco dei Comuni:
  • Isola del Giglio
  • Monte Argentario
  • Manciano
  • Orbetello
    Elenco delle Frazioni:
    nel comune di Manciano:
  • Marsiliana
    nel comune di Monte Argentario:
  • Porto Santo Stefano
  • Porto Ercole
    nel comune di Orbetello:
  • Albinia
  • Ansedonia
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