Colli di Parma Doc

Documento
Regione

Ministero delle politiche agricole
alimentari e forestali
DIPARTIMENTO DELLE POLITICHE COMPETITIVE,
DELLA QUALITÀ AGROALIMENTARE, IPPICHE E DELLA PESCA
DIREZIONE GENERALE PER LA PROMOZIONE DELLA QUALITÀ AGROALIMENTARE E DELL’IPPICA
UFFICIO PQAI IV
DISCIPLINARE DI PRODUZIONE DELLA DENOMINAZIONE DI
ORIGINE CONTROLLATA DEI VINI “COLLI DI PARMA”
Decisione di approvazione o modifica Pubblicazione
Approvato con D.P.R. 28.10.1982 G.U. 68 – 10.03.1983
Modificato con D.M. 4.09.1995 G.U. 235 – 07.10.1995
Modificato con D.M. 7.10.2002 G.U. 245 – 18.10.2002
Modificato con D.M. 4.03.2003 G.U. 62 – 15.03.2003
Modificato con D.M. 17.06.2004 G.U. 150 – 29.06.2004
Modificato con D.M. 30.11.2011 G.U. 295 – 20.12.2011
Sito ufficiale Mipaaf - Qualità - Vini DOP e
IGP
Modificato con D.M. 12.07.2013 Sito ufficiale Mipaaf - Qualità - Vini DOP e
IGP
(concernente correzione dei disciplinari)
Modificato con D.M. 7.03.2014 Sito ufficiale Mipaaf - Qualità - Vini DOP e
IGP
Modificato con D.M. 30.03.2015 Sito ufficiale Mipaaf - Qualità - Vini DOP e
IGP
(concernente correzione dei disciplinari)
Articolo 1
Denominazione e
vini
La denominazione di origine controllata “Colli di Parma” è riservata ai vini che rispondono
alla condizioni ed ai requisiti stabiliti dal presente disciplinare di produzione, per le seguenti
tipologie: “Colli di Parma” rosso (anche nella tipologia frizzante);
“Colli di Parma” Malvasia (anche nelle tipologie frizzante e spumante);
“Colli di Parma” Sauvignon (anche nelle tipologie frizzante e spumante);
“Colli di Parma” Chardonnay (anche nelle tipologie frizzante e spumante);
“Colli di Parma” Pinot Bianco (anche nelle tipologie frizzante e
spumante); “Colli di Parma” Pinot Grigio (anche nelle tipologie frizzante);
“Colli di Parma”
Spumante; “Colli di
Parma” Pinot nero; “Colli
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di Parma” Merlot;
“Colli di Parma” Cabernet franc;
“Colli di Parma” Cabernet
Sauvignon;
“Colli di Parma” Barbera (anche nelle tipologie frizzante);
“Colli di Parma” Bonarda (anche nelle tipologie frizzante);
“Colli di Parma” Lambrusco (anche nelle tipologie
frizzante).
Articolo 2 Base
ampelografica
La denominazione di origine controllata “Colli di Parma” Rosso (anche nella tipologia frizzante),
è riservata al vino rosso ottenuto dalle uve delle varietà di vitigni presenti nei vigneti, in
ambito aziendale, nelle percentuali appresso indicate:
Barbera: dal 60% al 75%;
Bonarda e Croatina, da soli o congiuntamente, dal 25% al 40%.
Possono, inoltre, concorrere alla produzione di detto vino le uve di varietà a bacca nera,
non aromatiche, provenienti dai vitigni, presenti in ambito aziendale, idonei alla coltivazione in
Emilia- Romagna presenti nei vigneti fino ad un massimo del 15%.
La denominazione di origine controllata “Colli di Parma” Malvasia (anche nella tipologia frizzante
e spumante), è riservata al vino ottenuto dalle uve delle varietà di vitigno presente nei vigneti, in
ambito aziendale, nelle percentuale appresso indicata:
Malvasia di Candia aromatica: dall’85% al 100% sia per la tipologia secco che per la tipologia
amabile.
In tal caso, secondo l’uso, possono concorrere alla produzione di detto vino le uve provenienti dalla
varietà di vitigno Moscato bianco presente nei vigneti in ambito aziendale, fino ad un massimo del
15%.
La denominazione di origine controllata “Colli di Parma” Sauvignon (anche nella tipologia
frizzante e spumante), è riservata al vino ottenuto dalle uve delle varietà di vitigno presente nei
vigneti, in ambito aziendale, nelle percentuale appresso indicata:
Sauvignon: dall’95%.
Possono concorrere alla produzione di detto vino le uve provenienti dalla varietà a bacca di colore
analogo, non aromatiche, idonei alla coltivazione in Emilia-Romagna presenti nei vigneti sino ad un
massimo del 5%.
La denominazione di origine controllata “Colli di Parma” Chardonnay (anche nelle tipologie
frizzante e spumante) è riservata al vino ottenuto dalle uve delle varietà di vitigno presente nei
vigneti, in ambito aziendale, nella percentuale appresso indicata:
Chardonnay: 95%.
Possono concorrere alla produzione di detto vino le uve a bacca di colore analogo, non aromatiche,
idonei alla coltivazione in Emilia-Romagna presenti nei vigneti in ambito aziendale, sino ad un
massimo del 5%.
La denominazione di origine controllata “Colli di Parma” Pinot bianco (anche nelle tipologie
frizzante e spumante) è riservata al vino ottenuto dalle uve delle varietà di vitigno presente nei
vigneti, in ambito aziendale, nella percentuale appresso indicata:
Pinot bianco: 95%.
Possono concorrere alla produzione di detto vino le uve a bacca di colore analogo, non aromatiche,
idonei alla coltivazione in Emilia-Romagna presenti nei vigneti in ambito aziendale, sino ad un
massimo del 5%.
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La denominazione di origine controllata “Colli di Parma” Pinot grigio è riservata al vino ottenuto
dalle uve delle varietà di vitigno presente nei vigneti, in ambito aziendale, nella percentuale
appresso indicata:
Pinot grigio: 95%.
Possono concorrere alla produzione di detto vino le uve a bacca di colore analogo, non aromatiche,
idonei alla coltivazione in Emilia-Romagna presenti nei vigneti in ambito aziendale, sino ad un
massimo del 5%.
La denominazione di origine controllata “Colli di Parma” spumante è riservata allo spumante
ottenuto dalle uve delle varietà di vitigno presente nei vigneti, in ambito aziendale, da soli o
congiuntamente, nella percentuale appresso indicata:
Pinot Nero, Chardonnay, Pinot bianco: da zero al 100%.
La denominazione di origine controllata “Colli di Parma” Pinot nero è riservata al vino ottenuto
dalle uve delle varietà di vitigno presente nei vigneti, in ambito aziendale, nella percentuale
appresso indicata:
Pinot nero: dall’85% al 100%.
Possono, inoltre, concorrere alla produzione di detto vino, altre varietà a bacca nera, non
aromatiche, presenti nei vigneti in ambito aziendale, idonei alla coltivazione in Emilia-Romagna, ad
esclusione delle varietà Lambrusco, sino ad un massimo del 15%.
La denominazione di origine controllata “Colli di Parma” Merlot è riservata al vino ottenuto dalle
uve delle varietà di vitigno presente nei vigneti, in ambito aziendale, nella percentuale appresso
indicata:
Merlot: dall’85% al 100%.
Possono, inoltre, concorrere alla produzione di detto vino, altre varietà a bacca nera, non
aromatiche, presenti nei vigneti in ambito aziendale, idonei alla coltivazione in Emilia-Romagna, ad
esclusione delle varietà Lambrusco, sino ad un massimo del 15%.
La Denominazione di origine controllata “Colli di Parma” Cabernet franc è riservata al vino
ottenuto dalle uve delle varietà di vitigno presente nei vigneti, in ambito aziendale, nella percentuale
appresso indicata:
Cabernet franc: dall’85% al 100%.
Possono, inoltre, concorrere alla produzione di detto vino, altre varietà a bacca nera, non
aromatiche, presenti nei vigneti in ambito aziendale, idonei alla coltivazione in Emilia-Romagna, ad
esclusione delle varietà Lambrusco, sino ad un massimo del 15%.
La denominazione di origine controllata “Colli di Parma” Cabernet Sauvignon è riservata al vino
ottenuto dalle uve delle varietà di vitigno presente nei vigneti, in ambito aziendale, nella percentuale
appresso indicata:
Cabernet Sauvignon: dall’85% al 100%.
Possono, inoltre, concorrere alla produzione di detto vino, altre varietà a bacca nera, non
aromatiche, presenti nei vigneti in ambito aziendale, idonei alla coltivazione in Emilia-Romagna, ad
esclusione delle varietà Lambrusco, sino ad un massimo del 15%.
La denominazione di origine controllata “Colli di Parma” Barbera è riservata al vino ottenuto dalle
uve delle varietà di vitigno presente nei vigneti, in ambito aziendale, nella percentuale appresso
indicata:
Barbera: dall’85% al 100%.
Possono, inoltre, concorrere alla produzione di detto vino, altre varietà a bacca nera, non
aromatiche, presenti nei vigneti in ambito aziendale, idonei alla coltivazione in Emilia-Romagna, ad
esclusione delle varietà Lambrusco, sino ad un massimo del 15%.
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La denominazione di origine controllata “Colli di Parma” Bonarda è riservata al vino ottenuto dalle
uve delle varietà di vitigno presente nei vigneti, in ambito aziendale, nella percentuale appresso
indicata:
Bonarda: dall’85% al 100%.
Possono, inoltre, concorrere alla produzione di detto vino, altre varietà a bacca nera, non
aromatiche, presenti nei vigneti in ambito aziendale, idonei alla coltivazione in Emilia-Romagna, ad
esclusione delle varietà Lambrusco, sino ad un massimo del 15%.
La denominazione di origine controllata “Colli di Parma” Lambrusco è riservata al vino ottenuto
dalle uve delle varietà di vitigno presente nei vigneti, in ambito aziendale, nella percentuale
appresso indicata:
Lambrusco Maestri: dall’85% al 100%.
Possono, inoltre, concorrere alla produzione di detto vino, altre varietà a bacca nera, non
aromatiche, presenti nei vigneti in ambito aziendale, idonei alla coltivazione in Emilia-Romagna,
sino ad un massimo del 15%.
Articolo 3
Zona di produzione delle uve
La zona di produzione delle uve atte alla preparazione dei vini a denominazione di origine
controllata “Colli di Parma” comprende il territorio collinare della provincia di Parma, includendo
in parte il territorio amministrativo dei comuni di: Sala Baganza, Calestano, Collecchio, Felino,
Fidenza, Fornovo di Taro, Langhirano, Lesignano dè Bagni, Medesano, Neviano degli Arduini,
Noceto, Salsomaggiore Terme, Terenzo, Traversetolo e Varano dè Melegari.
Tale zona è così delimitata:
partendo dal ponte sul torrente Enza, che identifica il confine tra le province di Parma e di Reggio
Emilia, in prossimità del centro abitato di S. Polo d'Enza in Caviano sulla strada per Traversetolo, il
limite segue tale strada in direzione ovest fino a raggiungere Traversetolo; da questo centro abitato
segue la strada verso nord-ovest costeggiando C. Zubani, Garavelli, attraversa Bannone e
raggiunge Riviera a quota 173, poi segue la strada Pedomontana fino all'altezza di Villa Magnani.
Da questo punto prosegue verso sud, percorrendo via Delle Coste, per un breve tratto, indi verso
ovest lungo la Canaletta e prosegue fino ad incrociare una strada all'altezza del «Fondo di Casa».
Da questo punto prosegue lungo la stessa strada in direzione sud, verso S. Maria del Piano, fino a
raggiungere l'incrocio con un'altra strada comunale in località «Case de Fusari» a quota 196. Da
Case Fusari segue in direzione sud ovest fino a «Santa Maria del Piano», la attraversa ed in uscita
raggiunge a quota 207 la strada la Strada Provinciale di Lesignano de' Bagni, la percorre in
direzione sud-est, fino a raggiungere quest'ultimo centro abitato, superandolo prende in direzione
ovest la strada che passa per la quota 218, dove attraversa fosso Olivetti e proseguendo in
prossimità della quota 219 raggiunge Can. le Maggiore. Segue questi fino alla confluenza con il
torrente Parma, lo risale e, giunto al ponte di Langhirano, prende ad ovest, costeggia a nord-est
l'abitato del comune per seguire in direzione nord la strada che attraversata Torrechiara raggiunge
Pilastro (quota 176).
Da Pilastro segue in direzione nord-ovest la strada per Felino, lo costeggia a sud e in prossimità
della quota 188 prosegue per la strada che in direzione sud-ovest attraverso le quote 202, 214, 217
raggiunge C. Fontana (quota 220) da dove in direzione nord-ovest attraversa l'abitato di S. Michele
de' Gatti e raggiunge in prossimità del km 10,100 quella che conduce a Marzolara, segue tale strada
in direzione sud-ovest sino a Ceretolo (quota 282) da dove attraversa in direzione nord-ovest il
torrente Baganza raggiungendo quota 264 sulla strada per S. Vitale Baganza, la segue verso nord-
est, supera tale centro abitato e proseguendo tocca C. dei Pittori e le quote 209, 202, 192, 186, Riva
Alta, quota 170 di Sala Baganza; costeggia questo centro abitato ad ovest, ed in uscita dal
medesimo in direzione nord segue la strada per la Torre, attraversa Basso ed a quota 124, piegando
verso nord-ovest raggiunge Collecchio.
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Da Collecchio segue in direzione sud-ovest la strada statale n. 62 fino a raggiungere Fornovo di
Taro da dove, attraversati alla confluenza il fiume Taro i il torrente Ceno, raggiunge Ramiola.
Da Ramiola segue in direzione nord-est la strada che costeggia il fiume Taro, attraversa Medesano e
alla Cornaccina (quota 139) in prossimità del km 8,400 segue la strada che in direzione ovest
attraversa il torrente Recchio e raggiunge quella che costeggia ad ovest questo corso d'acqua, la
percorre in direzione nord, passando per le quote 126, 129, 125, 107 e 101, fino a Gatto Gambarone
(quota 95) da dove segue la strada verso ovest lambendo l'oratorio delle Cascine e per le quote 99,
103, 110, 112, 113 e 103 raggiunge, in prossimità di La Marchesa (quota 121) la strada che in
direzione nord-est giunge a Salda Grande e a quota 88 dopo aver toccato quota 108 e 105; da quota
88 prosegue per la strada che in direzione nord-ovest porta ad Asilo S. Antonio, lo costeggia e per
le Ghiarine raggiunge S. Margherita. Segue quindi la strada a nord di S. Margherita e in direzione
ovest raggiunge a quota 79 il torrente Rovacchia, lo supera e dopo cieca m 600 (quota 79) piega
in direzione ovest e prosegue per la strada che toccando le quote 82, 91, e 87 attraversa Lodesana
e superata la ferrovia (quota 102) raggiunge a quota 94 la strada statale n. 9- bis, prosegue lungo
questa in direzione sud-ovest ed in prossimità del km 4,500 segue la strada verso ovest
toccando Predella, S. Nicomede, C. Vernazza e Le Piane da
dove tagliando verso nord raggiunge quota 148 sulla strada che, proseguendo verso nord, incrocia il
torrente Stirone.
Segue in direzione sud-ovest il torrente Stirone che identifica il confine tra la provincia di Piacenza
e di Parma fino ad incontrare il confine sud di Salsomaggiore Terme, prosegue lungo questi verso
sud-est, ed all'incrocio con quello di Medesano segue verso sud il confine di tale comune, quindi
per breve tratto in direzione ovest (quota 472) segue quello di Pellegrino Parmense in direzione
ovest fino ad incrociare la strada all'altezza del p.zo Colombara (km 6,300) prosegue lungo questa
in direzione sud, attraversa Scarampi e raggiunge il centro abitato di Varano de' Melegari prende
poi la strada verso ovest per Serravalle ed al km 12 circa prosegue lungo quella che in direzione sud
attraversa il torrente Ceno (quota 214) e quindi prosegue sulla medesima in direzione est ed in
prossimità di Azzano incrocia il confine comunale di Varano de' Melegari, lungo questi prosegue
verso nord e piega verso est e sud-est, fino a raggiungere la quota 362 all'altezza di Cozzano, e da
quota 362 segue la strada che attraversato Cozzano alla quota 306, prosegue sempre in direzione
est, attraversa la strada per Oriano e raggiunge, passando in prossimità di C. Pietra di Taro il fiume
Taro, risale questi in direzione sud-ovest lungo il confine di Rubbiano fino a giungere in prossimità
Bocchetto, laddove piega verso sud-est e poi nord-est lungo lo stesso confine di Rubbiano
raggiungendo la strada per Calestano in prossimità del torrente Sporzana.
Prosegue in direzione sud lungo tale strada, costeggia ad ovest Lesignano de' Palmia, giunge a
Calestano. Da Calestano segue in direzione nord, prima strada per Marzolara che costeggia il
torrente Baganza per breve tratto, e quindi, in direzione sud-est segue quella che, costeggiando il R.
Moneglia attraversa lano e Fragnolo e prosegue in direzione sud-est toccando le quote 760 e 818,
fino ad incrociare, in prossimità della quota 847, il confine comunale di Langhirano che segue in
direzione sud- est fino all'incrocio con il torrente Parma, attraversa il ponte sul torrente Parma sino
alla località Capoponte. Da qui segue il Torrente «Parmozza» in direzione sud-est, fino alla località
«Lago» a quota 420 dove si congiunge con il Torrente «Parma», la supera per un breve tratto e
segue verso ovest il Rio Toccana fino a quota 475. Da qui prosegue verso sud-ovest fino ad
incrociare la strada Boschetto-Mussatico, la segue per un breve tratto fino a Case Fattorie e da qui
prosegue fino all'altezza della località «Le Latte di sopra».
Da questo prosegue in direzione nord-ovest fino a congiungersi con una strada secondaria a quota
513; prosegue verso sud per Case Bernini, le Parmozze e località «La stalla», fino a congiungersi
con la strada Antognola-Vezzano. Da qui prosegue per brevissimo tratto verso est, poi si
ricongiunge con la stessa strada e la segue nuovamente fino a quota 590. Da questo punto prosegue
in direzione ovest fino a raggiungere la strada Lagrimone-Campora, l'attraversa a quota 673 e
prosegue in direzione nord-est, fino a congiungersi con Rio Roccandone, lo segue per breve tratto e
poi prosegue verso ovest fino a raggiungere la località Monte Fuso da dove prosegue verso sud-est,
fino a raggiungere la strada Lagrimone-Scurano a quota 923.
Da qui attraversa la strada in direzione sud, prosegue fino alla località Monte Faino a quota 999 da
dove segue verso est fino a congiungersi con la strada Ruzzano-Scurano a quota 646; prosegue
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verso sud - est, seguendo il Fosso della Massagna fino a congiungersi con il Torrente Enza, lo segue
in direzione nord costeggiando il territorio comunale di Neviano degli Arduini fino al territorio del
comune di Traversetolo. Da qui, seguendo il confine fra le provincie di Parma e Reggio Emilia,
discende tale corso d'acqua e raggiunge in prossimità di San Polo d'Enza il punto dal quale è iniziata
la delimitazione.
Articolo 4
Norme per la viticoltura
Le condizioni ambientali e di coltura dei vigneti destinati alla produzione dei vini a
denominazione di origine controllata “Colli di Parma” debbono essere quelle tradizionali della
zona e comunque atte a conferire alle uve ed ai vini derivati le specifiche caratteristiche di
qualità.
Sono, pertanto, da considerarsi idonei, ai fini dell’iscrizione allo schedario viticolo ai sensi
dell’art. 12 del 8 aprile 2010, n. 61, i terreni collinari di giacitura ed orientamento adatti, con
esclusione di quelli di fondovalle.
Pei nuovi impianti e reimpianti, la densità dei ceppi per ettaro non può essere inferiore a 3200,
salvo che per i vitigni di Bonarda i quali potranno avere una densità di ceppi per ettaro, non
inferiore a 2800.
I sesti d’impianto ed i sistemi di potatura devono essere quelli generalmente usati nella zona,
o comunque tali da non modificare le caratteristiche dell’uva e dei vini, come forma di
allevamento si deve impiegare preferibilmente il Guyot o il cordone speronato; sono
ammesse altre forme di allevamento, similari per carica di gemme per ceppo.
È vietata ogni pratica di forzatura.
È consentita l’irrigazione di soccorso.
Le rese e le gradazioni alcoliche sono le seguenti:
PRODUZIONI – RESE – TITOLI
ALCOLOMETRICI
Categoria e qualità Titolo alc. Min. % vol. Rese massime
Naturale
Totale vino al Ton. Da uva a Hl/ha in
uve alla
consumo Uva/ha vino vino
produzione
Rosso 10,50 11,50 10 70% 70
Malvasia 10,00 10,50 11 65% 71,5
Sauvignon 11,00 11,50 7,5 65% 48,7
Chardonnay 11,00 11,50 9 65% 58,5
Pinot Bianco 11,00 11,50 9 65% 58,5
Pinot Grigio 11,00 11,50 9 65% 58,5
Spumante 11,00 12,00 9 65% 58,5
Pinot Nero 11,50 12,00 9 65% 58,5
Merlot 11,50 12,00 10 70% 70
Cabernet franc 11,50 12,00 10 70% 70
Cabernet Sauvignon 11,50 12,00 10 70% 70
Barbera 11,50 12,00 10 70% 70
Bonarda 11,50 12,00 10 70% 70
Lambrusco 10,00 11,00 11 70% 77
Articolo 5
Norme per la vinificazione
Tutte le operazioni di vinificazione, di presa di spuma con metodo Charmat, di spumantizzazione
con metodo tradizionale classico, di invecchiamento obbligatorio per la tipologia “Riserva”, dei vini
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di cui all’articolo 1, devono essere effettuate nell’ambito del territorio amministrativo della
provincia di Parma.
La tipologia “Colli di Parma” spumante deve essere ottenuta esclusivamente per mezzo di
rifermentazione naturale in bottiglia con permanenza sui lieviti di almeno 12 mesi e la durata del
procedimento di elaborazione complessivo deve essere non inferiore a diciotto mesi.
Per l’elaborazione di vini frizzanti deve essere utilizzato esclusivamente mosto o mosto concentrato
di uve dei vigneti iscritti allo schedario della rispettiva varietà oppure, mosto concentrato rettificato.
L’invecchiamento è obbligatorio per la qualificazione “Riserva”, ammessa per le tipologie di vino,
derivanti da varietà a bacca bianca, “Colli di Parma” Malvasia, “Colli di Parma” Sauvignon, “Colli
di Parma” Chardonnay e “Colli di Parma” Pinot Bianco; deve essere di almeno diciotto mesi, di cui
almeno tre per l’affinamento in bottiglia, a far tempo dal primo giorno di novembre successivo alla
vendemmia, data entro la quale dovranno essere iscritti negli appositi elenchi delle tipologie
“Riserva” dei registri di cantina.
L’invecchiamento è obbligatorio per la qualificazione “Riserva”, ammessa per le tipologie di vino,
derivanti da varietà a bacca nera, “Colli di Parma” Rosso, “Colli di Parma” Pinot Nero, “Colli di
Parma” Merlot, “Colli di Parma” Cabernet franc, “Colli di Parma” Cabernet Sauvignon, “Colli di
Parma” Barbera e “Colli di Parma” Bonarda; per queste tipologie, l’invecchiamento obbligatorio è
di almeno due anni, compreso un periodo di almeno sei mesi di affinamento in bottiglia, a far tempo
dal primo giorno di novembre dell’anno della vendemmia, data entro la quale dovranno essere
iscritti negli appositi elenchi delle tipologie “Riserva” dei registri di cantina.
Articolo 6
Caratteristiche al consumo
I vini a denominazione di origine controllata “Colli di Parma” all’atto dell’immissione al consumo,
devono corrispondere alle seguenti caratteristiche:
“Colli di Parma” Rosso:
colore: rosso rubino;
odore: vinoso con profumo caratteristico;
sapore: secco, sapido, armonico, leggermente frizzante;
titolo alcolometrico volumico complessivo minimo: 11.00% vol;
acidità totale minima: 5.0 g/l.
estratto non riduttore minimo: 18.0 g/l.
È prevista la tipologia frizzante.
“Colli di Parma” Malvasia:
colore: giallo paglierino più o meno carico;
odore: profumo gradevole, aromatico, caratteristico;
sapore: da secco a dolce, armonico, caratteristico, tranquillo;
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 10.50% vol;
alcool effetivo minimo: 5.50% vol;
acidità totale minima: 5.0 g/l;
estratto non riduttore minimo: 15.0 g/l.
È prevista la tipologia “frizzante”.
“Colli di Parma” Sauvignon:
colore: giallo paglierino;
odore: delicato, raffinato, aromatico, caratteristico;
sapore: asciutto, di corpo, con retrogusto amarognolo, fresco, armonico;
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 11.50% vol;
acidità totale minima: 5.0 g/l;
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7
estratto non riduttore minimo: 15.0 g/l.
È prevista la tipologia frizzante.
“Colli di Parma” Sauvignon spumante:
spuma: fine, persistente;
colore: giallo paglierino;
odore: delicato, raffinato, aromatico, caratteristico;
sapore: da brut nature a demi–sec, di corpo, con retrogusto amarognolo, fresco, armonico;
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 11.50% vol;
acidità totale minima: 6 per mille;
estratto non riduttore minimo: 16.0 per mille.
“Colli di Parma” Malvasia spumante:
spuma: fine, persistente;
colore: giallo paglierino più o meno carico;
odore: profumo gradevole, aromatico, caratteristico;
sapore: da brut nature a dolce, armonico, caratteristico;
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 10.50% vol;
acidità totale minima: 5.5 g/l;
estratto non riduttore minimo: 15.0 g/l.
“Colli di Parma” Chardonnay:
colore: paglierino;
odore: delicato, caratteristico;
sapore: asciutto, pieno, armonico;
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 11.50% vol;
acidità totale minima: 5.0 g/l;
estratto non riduttore minimo: 15.0 g/l.
È prevista la tipologia frizzante.
“Colli di Parma” Chardonnay spumante:
spuma: fine, persistente;
colore: paglierino;
odore: delicato, caratteristico;
sapore: da brut nature a demi–sec, pieno, armonico;
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 11.50% vol;
acidità totale minima: 5.0 g/l;
estratto non riduttore minimo: 15.0 g/l.
“Colli di Parma” Pinot bianco:
colore: paglierino più o meno intenso;
odore: delicato, caratteristico;
sapore: asciutto, pieno, armonico;
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 11.50% vol;
acidità totale minima: 5.0 g/l;
estratto non riduttore minimo: 15.0 g/l.
È prevista la tipologia frizzante.
“Colli di Parma” Pinot bianco spumante:
spuma: fine, persistente;
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colore: paglierino più o meno intenso;
odore: delicato, caratteristico;
sapore: da brut nature a demi–sec, pieno, armonico;
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 11.50% vol;
acidità totale minima: 5.0 g/l;
estratto non riduttore minimo: 15.0 g/l.
“Colli di Parma” Pinot grigio: colore:
paglierino più o meno intenso; odore:
caratteristico;
sapore: asciutto, pieno, armonico;
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 11.50% vol;
acidità totale minima: 5.0 g/l;
estratto non riduttore minimo: 15.0 g/l. È
prevista la tipologia frizzante.
“Colli di Parma” Spumante:
spuma: fine, vivace, persistente;
colore: da paglierino più o meno carico a rosato; odore:
caratteristico, delicato;
sapore: da brut nature a demi–sec e gradevole;
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 12.00% vol;
acidità totale minima: 5.5 g/l;
estratto non riduttore minimo: 14.0 g/l.
“Colli di Parma” Pinot nero: colore:
rubino, più o meno intenso; odore: intenso,
caratteristico;
sapore: asciutto, gradevole, vellutato;
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 12.00% vol;
acidità totale minima: 5.0 g/l;
estratto non riduttore minimo: 20.0 g/l.
“Colli di Parma” Merlot:
colore: rosso rubino, più o meno intenso;
odore: caratteristico, gradevole, talvolta con fondo erbaceo;
sapore: asciutto, leggermente amarognolo, sapido;
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 12.00% vol;
acidità totale minima: 4.5 g/l;
estratto non riduttore minimo: 20.0 g/l.
“Colli di Parma” Cabernet franc: colore:
rubino, abbastanza intenso; odore:
caratteristico, erbaceo, gradevole;
sapore: asciutto, rotondo, erbaceo, armonico;
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 12.00% vol;
acidità totale minima: 4.5 g/l;
estratto non riduttore minimo: 20.0 g/l.
“Colli di Parma” Cabernet Sauvignon:
colore: rubino, con riflessi granati;
odore: caratteristico, gradevole, intenso;
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sapore: asciutto, rotondo, armonico;
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 12.00% vol;
acidità totale minima: 4.5 g/l;
estratto non riduttore minimo: 20.0 g/l.
“Colli di Parma” Barbera:
colore: rosso rubino, anche molto intenso;
odore: gradevole, caratteristico;
sapore: asciutto, di corpo, intenso, caratteristico;
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 12.00% vol;
acidità totale minima: 5.0 g/l;
estratto non riduttore minimo: 21.0 g/l.
È prevista anche la tipologia frizzante.
“Colli di Parma” Bonarda:
colore: rosso rubino, più o meno intenso;
odore: gradevole, fruttato, caratteristico;
sapore: da secco a dolce;
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 12.00% vol;
alcool effettivo minimo: 5.50%;
acidità totale minima: 4.5 g/l;
estratto non riduttore minimo: 21.0 g/l.
È prevista anche la tipologia frizzante.
“Colli di Parma” Lambrusco:
colore: dal rosso rubino al rosso intenso;
odore: gradevole, caratteristico;
sapore: da secco a dolce;
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 11.00% vol;
alcol effettivo minimo: 5.50%;
acidità totale minima: 5.5 g/l;
estratto non riduttore minimo: 18.0 g/l.
È prevista anche la tipologia frizzante.
In relazione alla eventuale conservazione in recipienti di legno, nel sapore dei vini di cui sopra si
potrà rilevare sentore di legno.
È in facoltà del Ministero delle politiche agricole e forestali di modificare, con proprio decreto, i
limiti minimi sopra indicati per l’acidità totale e l’estratto non riduttore.
Articolo 7
Etichettatura, designazione e presentazione
Nei vini a denominazione di origine controllata “Colli di Parma” Malvasia, “Colli di Parma”
Bonarda, “Colli di Parma” Lambrusco, è obbligatoria la locuzione “amabile” o “dolce” per
corrispondente tipo di prodotto.
Nella designazione in etichetta dei vini previsti nell’articolo 1 del presente disciplinare di
produzione, si debbono osservare le seguenti prescrizioni:
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  1. è vietato usare qualsiasi menzione aggiuntiva, diverse da quelle previste nel disciplinare di
    produzione, come ad esempio: superiore, fine, scelto, selezione, vecchio o similari;
  2. tutti i vini con la denominazione “Colli di Parma” devono obbligatoriamente riportare in
    etichetta l’annata di produzione;
  3. Nella designazione dei vini a denominazione di origine controllata “Colli di Parma” può
    essere utilizzata la menzione “vigna” a condizione che sia seguita dal relativo toponimo o nome
    tradizionale, che la vinificazione e la conservazione del vino avvengano in recipienti separati e che
    tale menzione, seguita dal relativo toponimo o nome tradizionale, venga riportata sia nella denuncia
    delle uve, sia nei registri e nei documenti di accompagnamento e che figuri nell’apposito elenco
    regionale ai sensi dell’art. 6 comma 8, del decreto legislativo n. 61/2010.
    Articolo 8
    Confezionamento
    Tutti i vini recanti la denominazione “Colli di Parma” dovranno essere confezionati, per il consumo,
    in recipienti di vetro della capacità di litri 0.750 od inferiori e potranno essere chiusi con i vari
    dispositivi ammessi dalla vigente normativa, compresi i tappi di materiale inerte.
    Per le tipologie frizzanti “Malvasia” e “Sauvignon” a denominazione di origine controllata “Colli di
    Parma” sono consentiti i tipi di chiusura ammessi per i vini frizzanti, compresa la chiusura con
    tappo a fungo ancorato a gabbietta, tradizionalmente utilizzato nella zona.
    Sono tuttavia ammesse le bottiglie bordolesi della capacità di litri 1.5 – 3 – 4.0 – 5.0.
    Per la tappatura delle tipologie “Riserva” è obbligatorio il tappo di sughero.
    È consentito il tappo a vite per i contenitori fino a 0.375 litri.
    Articolo 9
    Legame con il territorio
    1° Informazioni sulla zona geografica:
    La zona di produzione dei vini "Colli di Parma" comprende il territorio collinare della provincia di
    Parma , includendo il territorio amministrativo dei comuni di:
    Sala Baganza, Calestano, Collecchio, Felino, Fidenza, Fornovo di Taro, Langhirano, Lesignano de
    Bagni, Medesano, Noceto, Salsomaggiore Terme, Terenzo , Traversetolo e Varano de Melegari.
    a) fattori naturali rilevanti per il legame
    L’area geografica della DOP “Colli parmensi” include la zona pedecollinare, collinare e di bassa
    montagna compresa tra il torrente Stirone a Ovest e il fiume Enza a Est. La zona è attraversata
    dall’incisione valliva del fiume Taro e da quelle minori dei torrenti Parma e Baganza. Tutti questi
    corsi d’acqua hanno andamento perpendicolare alla dorsale appenninica e delimitano interfluvi con
    ampie superfici alluvionali sub pianeggianti nel settore nord-occidentale e dal profilo più irregolare
    nella restante parte dell’area.
    L’area è in gran parte interessata dai seguenti principali paesaggi geologici e pedologici:
     LA BASSA MONTAGNA CON FRANE E CALANCHI
    Questo paesaggio è caratterizzato da notevole complessità geologica e morfologica, che gli
    conferisce un aspetto composito e segnato da forti contrasti. A morbidi versanti, scarsamente acclivi
    e spesso coltivati, si susseguono incisioni calanchive. Ma l’aspetto che maggiormente caratterizza
    questo paesaggio è la diffusa presenza di fenomeni di dissesto idrogeologico (frane).
    Nell’area dei Colli parmensi il substrato è costituito in grande prevalenza da rocce stratificate,
    costituite da alternanze di marne, argille e arenarie; questi materiali danno luogo a versanti
    fortemente instabili e franosi. Secondariamente il substrato è formato dalle cosiddette “Argille
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    Scagliose”: un complesso a struttura caotica in cui la matrice argillosa ingloba masse più o meno
    grandi di rocce calcaree, arenacee, marnose o stratificate.
    In questo paesaggio i versanti sono lunghi, con forme irregolari e pendenze non elevate;
    frequentemente, in posizione sommitale, si ritrovano complessi rocciosi che, per la loro maggiore
    resistenza all’erosione, hanno pendenze più elevate e sono prevalentemente boscati.
    Questo paesaggio è di gran lunga il più esteso nell’area.
    I suoli di questo paesaggio sono moderatamente ripidi; generalmente profondi, ben drenati; calcarei;
    con tessitura prevalentemente fine. Su questi suoli prevalgono gli usi agricoli, con seminativi e
    subordinati vigneti, gli incolti e gli usi forestali.
     LA FINESTRA SULL’APPENNINO PROFONDO
    Questa unità, presente nel medio settore occidentale, è caratterizzata da complesse dinamiche
    geologiche che hanno determinato l’esposizione di rocce che, seppure poste nelle parti più profonde
    dell’edificio appenninico, rivelano un’età più recente delle rocce che le ricoprono. Questo fenomeno
    geologico viene indicato con il nome di finestra tettonica.
    Dal punto di vista paesaggistico si presentano come settori montuosi e collinari quasi estranei ai
    contesti circostanti, a causa della diversa natura delle rocce che vi affiorano, della maggiore
    acclività e della copertura boschiva.
    La conformazione del rilievo è caratterizzata dall'alternarsi di versanti semplici, più ripidi, e
    versanti lunghi ed irregolari, interrotti da numerosi crinali secondari affilati Le rocce che
    compongono questa unità sono le arenarie torbiditiche ascrivibili alla Formazione Marnoso-
    Arenacea.
    Alle quote meno elevate i suoli sono moderatamente ripidi, con tessitura media in cui prevale la
    frazione limosa, ben drenati, calcarei; non, rocciosi né pietrosi e con profondità variabile. Su questi
    suoli prevalgono gli usi agricoli, con seminativi e subordinati vigneti, e gli usi forestali.
     I PRIMI COLLI
    Questo paesaggio costituisce l’estrema propaggine settentrionale del rilievo appenninico, dove
    l’ambiente collinare si raccorda alla pianura con gradualità. Il paesaggio è caratterizzato, da una
    morfologia dolce, articolata in vallecole con versanti brevi e rettilinei, declinanti verso la pianura
    alluvionale.
    Le rocce che compongono questa unità appartengono prevalentemente alla formazione delle Argille
    azzurre plioceniche.
    Questo paesaggio è significativamente presente lungo tutta la fascia prospiciente la pianura.
    I suoli di questo paesaggio sono moderatamente ripidi, con tessitura prevalentemente fine, ben
    drenati; calcarei e con profondità variabile.
    L'uso attuale è prevalentemente agricolo, a seminativi e vigneti; diffuse, nelle zone più interne e
    dissestate, le terre incolte e la tendenza all'abbandono.
     IL MARGINE APPENNINICIO
    In posizione di cerniera tra i rilievi collinari e la pianura alluvionale, si estende una ristretta e
    discontinua fascia (il margine appenninico), peculiare in quanto costituita da depositi alluvionali di
    antichissima deposizione, che le incisioni del reticolo idrografico minore hanno smembrato in
    superfici subpianeggianti più o meno ampie, su cui si rinvengono suoli molto sviluppati ed evoluti
    (paleosuoli), molto profondi, non calcarei, con tessitura fine o moderatamente fine con elevata
    componente limosa. Su questi suoli prevalgono gli usi agricoli, con seminativi, frutteti e vigneti.
     LA PIANA DEI FIUMI APPENNINICI
    Comprende i fondivalle e gli sbocchi di fiumi e torrenti nella piana appenninica. Il paesaggio deve
    le sue caratteristiche alla dinamica dei corsi d’acqua, che nel loro corso intravallivo hanno formato
    12
    ridotti depositi nastriformi, e depositato allo sbocco il loro carico più grossolano, formando corpi
    sedimentari noti come conoidi alluvionali.
    I suoli sono prevalentemente poco evoluti, spesso costituiti da materiali grossolani.
    Questo paesaggio è pochissimo rappresentato nella zona
    Dal punto di vista climatologico, l’area è caratterizzata da una piovosità media annua che va da 800
    mm nell’alta pianura a 1.200 mm nelle zone collinari più elevate. Le temperature medie assumono
    nella zona valori superiori a 14°C fino a quote di 150 m s.l.m., tra 13 e 14°C nella fascia compresa
    tra i 150 e i 300 m s.l.m.), fino a valori prossimi a 10°C alle quote massime dell’area.
    Dal piano fino alla bassa collina (circa 300 m. s.l.m.) il bilancio idrico climatologico (differenza tra
    precipitazioni ed evapotraspirazione potenziale annue) evidenzia la presenza di un moderato deficit
    idrico annuo (fino a 250 mm) che può essere considerato un fattore positivo per la qualità delle
    produzioni vitivinicole, in quanto un certo stress idrico estivo favorisce nelle uve in maturazione la
    concentrazione degli zuccheri e la sintesi di componenti aromatici. Sopra la quota di circa 300 m
    s.l.m. il bilancio idrico climatologico evidenzia invece la presenza di surplus idrici anche elevati
    (fino a 800 mm annui).
    Le sommatorie termiche, calcolate con soglia 0°C, vanno generalmente dai i 4.500 ai 4.700 gradi
    giorno fino alla bassa collina (circa 300 m s.l.m.). Sono inferiori a 4.500 gradi giorno sopra tale
    quota.
    L’Indice di Winkler assume nella zona valori tra 2200 e 2.300 fino a quote di circa 300 m. s.l.m.
    che decrescono fino a valori minimi prossimi a 2000 alle quote massime dell’area.
    La disponibilità termica, almeno nella fascia sotto i 300 m s.l.m., è ottimale, per la crescita e la
    maturazione di un’ampia gamma di vitigni.
    b) fattori umani rilevanti per il legame
    La coltivazione della vite nella regione Emilia ha origini molto antiche e in provincia di Parma ha
    trovato da sempre clima, terreno e uomini favorevoli alla sua coltura tanto che divenne , con la
    quella del grano, una delle colture più importanti nella nostra terra
    I vitigni coltivati nel tempo sono stati diversi e negli ultimi decenni i più diffusi sono stati il
    Lambrusco e il Trebbiano in pianura e il Barbera e la Malvasia in collina.
    A partire dal 1900 la vite viene colpita da due gravi malanni, nuovi e inaspettati ,: la fillossera delle
    vite e la moria dell'olmo , malattie gravi che nello spazio di pochi anni hanno provocato la
    scomparsa di interi vigneti .
    Alla fine di questi eventi e della seconda guerra mondiale che ha sconvolto tutto il nostro Paese si
    deve constatare che il 50% della viticoltura a Parma era stato distrutto lasciando da risolvere molti
    problemi nonostante l'opera esercitata in questo tempo dalla Istituzione della Cattedra Ambulante di
    Agricoltura di Parma che aveva come direttore Antonio Bizzozero.
    E mentre in pianura la viticoltura andava di anno in anno riducendosi, in collina invece stava
    avvenendo l'opposto di quanto era avvenuto in pianura e la nuova viticoltura, si era già avviata
    sostituendo le vecchie viti europee con le nuove viti innestate su legno americano dopo accurata
    scelta del porta innesto e della varietà.
    Risulta evidente che la vite è sempre stata a Parma una pianta coltivata con amore, creando un
    legame forte con l'uomo che l'ha sempre protetta e difesa con passione curandola nelle sue necessità
    come la difesa dal gelo, la difesa dalle malattie, la difesa dagli animali.
    La data 28 ottobre 1982 va considerata data storica per i vini DOC Colli di Parma, infatti un
    manipolo di uomini che credevano fermamente nelle possibilità di sviluppo delle coltivazioni
    vitivinicole nei territori particolari delle colline della provincia di Parma, con sforzi notevoli e con
    l’appoggio delle Istituzioni, diedero vita al Consorzio Volontario per la Tutela dei Vini dei Colli di
    Parma, che, con i suoi uomini, consoliderà e potenzierà l'azione di sostenere, difendere, tutelare i
    produttori e i prodotti tipici di questa zona prediletta dalla viticoltura.
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    I viticoltori dei Colli di Parma hanno avuto in questi anni la possibilità di estendere i propri vigneti,
    migliorando nel rispetto della tradizione le varietà esistenti, di migliorare le loro aziende agricole in
    poderi specializzati, di trasformare le vecchie cantine in moderni stabilimenti enologici dotati di
    quelle tecnologie che la moderna enologia consiglia.
    2° Informazioni sulla qualità o sulle caratteristiche del prodotto essenzialmente o esclusivamente
    attribuibili all'ambiente geografico:
    La disponibilità termica, almeno nella fascia sotto i 300 m s.l.m., è ottimale, per la crescita e la
    maturazione di un’ampia gamma di vitigni.
    Dal piano fino alla bassa collina (circa 300 m s.l.m.) il bilancio idrico climatologico (differenza tra
    precipitazioni ed evapotraspirazione potenziale annue) evidenzia la presenza di un moderato deficit
    idrico annuo (fino a 250 mm) che può essere considerato un fattore positivo per la qualità delle
    produzioni vitivinicole, in quanto un certo stress idrico estivo favorisce nelle uve in maturazione la
    concentrazione degli zuccheri e la sintesi di componenti aromatici. Sopra la quota di circa 300 m
    s.l.m. il bilancio idrico climatologico evidenzia invece la presenza di surplus idrici anche elevati
    (fino a 800 mm annui).
    c) Descrizione dell'interazione causale fra gli elementi di cui alla lettera A) e quelli di cui alla
    lettera B).
    I tre i vini principali storici della viticoltura di collina sono:
    Colli di Parma Rosso (vino ottenuto da uve Barbera e Bonarda):
    Colli di Parma Malvasia (vino bianco attenuto da uve di Malvasia di Candia aromatica):
    Colli di Parma Sauvignon ( vino bianco ottenuto da uve Sauvignon.)
    La Malvasia in particolare, venne importata dall’isola di Creta dai veneziani, che diversi secoli
    addietro, erano i padroni incontrastati del commercio nel Mediterraneo, e che tentarono gli impianti
    nella zone del veneto e limitrofe, però solo nella nostra zona il vitigno trovò l’ambiente ideale per lo
    sviluppo, divenendo tipico delle nostre zone e conosciuto come Malvasia di Candia Aromatica,
    influenzato anche dall’aria marina che scende nelle nostre valli, portata dai venti che dal mare
    Tirreno spirano verso la pianura Padana e che hanno ricreato l’ambiente ideale dell’isola di Creta.
    In questi ultimi anni attorno al 2000 , diversi viticoltori sono stati spinti a sperimentare nelle loro
    aziende la coltivazione di alcuni vitigni considerati in campo nazionale di grande pregio. Il
    Consorzio ha fatto propria questa domanda e ritenendola buona ha provveduto a far modificare il
    disciplinare di produzione dei vini includendo nella propria produzione anche altri vitigni che sono:
    il Pinot Nero, il Bianco e il Grigio, lo Chardonnay, il Merlot, il Cabernet franc e il Cabernet
    Sauvignon e il Lambrusco.
    Per avvalorare queste scelte, il Consorzio ha commissionato ad alcuni tecnici e all’Università di
    Piacenza, uno studio sui terreni interessati dalla produzione di tutti i Doc, al fine di capire meglio le
    possibilità e le qualità di produzione più adatti ai terreni; da questo studio è emerso che i vitigni, e
    di conseguenza le uve, hanno peculiarità particolari dovute ai terreni dove sono ubicati e che gli da
    le caratteristiche tipiche dei vini dei Colli di Parma, non riscontrabili in altre zone. Infatti la
    concentrazione di vari elementi come il terreno argilloso limoso, concrezioni grossolane di
    carbonato di calcio, effervescenza di HCI, aggregati secondari poliedrici, pochi noduli fini di ferro e
    manganese, diversificatamente estesi, permettono di avere i risultati su esposti.
    Anche quest'ultima innovazione apportata alla viticoltura collinare è da considerare avvenimento e
    scelta importante che ha contribuito a ricreare o conservare le condizioni naturali e ambientali, ha
    ricoperto e abbellito con magnifici vigneti colline brulle , ha valorizzato la zona, ha creato
    l'ambiente e le strutture per produrre vini di grande qualità che si distinguono dai sinonimi di zone
    confinanti consentendo di competere sul mercato valorizzando il proprio prodotto, la propria
    azienda e tutta la zona.
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    Articolo 10
    Riferimenti alla struttura di controllo
    Nome e Indirizzo: VALORITALIA società per la certificazione delle qualità e delle produzioni
    vitivinicole italiane S.r.l.
    Via Piave n. 24 – 00187 ROMA
    Telefono 0039 0445 313088 Fax 0039 0445 313080
    Mail info@valoritalia.it website www.valoritalia.it
    La Società Valoritalia è l’Organismo di controllo autorizzato dal Ministero delle politiche agricole
    alimentari e forestali, ai sensi dell’articolo 64 della legge n. 238/2016, che effettua la verifica
    annuale del rispetto delle disposizioni del presente disciplinare, conformemente all’articolo 19, par.
    1, 1° capoverso, lettera a) e c), ed all’articolo 20 del Reg. UE n. 34/2019, per i prodotti beneficianti
    della DOP, mediante una metodologia dei controlli combinata (sistematica ed a campione) nell’arco
    dell’intera filiera produttiva (viticoltura, elaborazione, confezionamento), conformemente al citato
    articolo 19, par. 1, 2° capoverso.
    In particolare, tale verifica è espletata nel rispetto di un predeterminato piano dei controlli,
    approvato dal Ministero, conforme al modello approvato con il DM 2 agosto 2018, pubblicato nella
    G.U. n. 253 del 30.10.2018.
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