Testo
Ministero delle politiche agricole
alimentari e forestali
DIPARTIMENTO DELLE POLITICHE COMPETITIVE,
DELLA QUALITÀ AGROALIMENTARE, IPPICHE E DELLA PESCA
DIREZIONE GENERALE PER LA PROMOZIONE DELLA QUALITÀ AGROALIMENTARE E DELL’IPPICA
UFFICIO PQAI IV
DISCIPLINARE DI PRODUZIONE DEI VINI DELLA DENOMINAZIONE DI ORIGINE
CONTROLLATA
“MOSCATO DI SARDEGNA”
Decisione di approvazione o modifica Pubblicazione
Approvato con DPR 13.12.1979 G.U. 149 - 02.06.1980
Modificato con DM 18.01.2011 G.U. 25 - 01.02.2011
Modificato con DM 15.06.2011 G.U. 157 - 08.07.2011
Modificato con DM 30.11.2011 G.U. 295 - 20.12.2011
Sito ufficiale Mipaaf - Qualità - Vini DOP e IGP
Modificato con DM 07.03.2014 Sito ufficiale Mipaaf - Qualità - Vini DOP e IGP
Articolo 1
Denominazione e vini
La denominazione di origine controllata «Moscato di Sardegna» è riservata ai vini che rispondono
alle condizioni ed ai requisiti stabiliti nel presente disciplinare di produzione nelle seguenti
tipologie:
«Moscato di Sardegna» bianco;
«Moscato di Sardegna» passito;
«Moscato di Sardegna» da uve stramature;
«Moscato di Sardegna» spumante.
Articolo 2
Base ampelografica
I vini a DOC «Moscato di Sardegna» devono essere ottenuti dalle uve provenienti dai vigneti
composti in ambito aziendale dal vitigno Moscato bianco.
E’ ammessa la presenza di uve provenienti da vitigni a bacca bianca, fino ad un massimo del 10%,
idonei alla coltivazione nella Regione Sardegna, iscritti nel registro nazionale delle varietà di vite
per uve da vino approvato con D.M. 7 maggio 2004 e successivi aggiornamenti.
Per la tipologia spumante detta percentuale deve essere ottenuta esclusivamente da uve provenienti
da vitigni aromatici a bacca bianca.
1
Articolo 3
Zona di produzione delle uve
Le uve devono essere prodotte nell'ambito territoriale della Regione Sardegna.
Articolo 4
Norme per la viticoltura
Le condizioni ambientali e di coltura delle uve destinate alla produzione dei vini di cui all’ articolo
1 devono essere quelle tradizionali della zona e, comunque, atte a conferire alle uve, al mosto ed al
vino derivati le specifiche caratteristiche.
I sesti di impianto, le forme di allevamento ed i sistemi di potatura devono essere tali da assicurare
le necessarie caratteristiche alle uve.
E' vietata ogni pratica di forzatura. E’ consentita l'irrigazione come mezzo di soccorso.
I nuovi impianti ed i reimpianti dovranno avere una densità di almeno 3.500 ceppi per ettaro.
La resa massima di uva ammessa alla produzione dei vini a DOC «Moscato di Sardegna» non deve
essere superiore a 11 tonnellate per ettaro di vigneto in coltura specializzata. La resa per ettaro in
coltura promiscua deve essere calcolata, rispetto a quella specializzata, in rapporto all'effettiva
superficie vitata nelle condizioni di cui al precedente articolo 2.
La resa dovrà essere riportata a detto limite anche in annate eccezionalmente favorevoli purché la
produzione globale del vigneto non superi del 20% il limite medesimo.
Le uve destinate alla vinificazione devono assicurare ai vini a denominazione d’origine controllata
«Moscato di Sardegna» un titolo alcolometrico volumico minimo naturale del 14% per la tipologia
bianco, del 16% per la tipologia passito e del 15% per la tipologia uve stramature.
Le uve destinate alla produzione del «Moscato di Sardegna» spumante debbono assicurare un titolo
alcolometrico volumico minimo naturale di 9%.
Articolo 5
Norme per la vinificazione
Le operazioni di vinificazione devono essere effettuate nel territorio della Regione Sardegna.
Nelle operazioni di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali, locali e
costanti, atte a conferire al vino le sue peculiari caratteristiche.
Per le tipologie «Moscato di Sardegna» bianco, da uve stramature e passito, è vietato aumentare la
gradazione alcolica complessiva del prodotto mediante concentrazione del mosto o del vino base, o
impiego di mosti o di vini che siano stati oggetto di concentrazione.
Qualora il titolo alcolometrico volumico minimo naturale delle uve di una determinata partita
destinata alla produzione del «Moscato di Sardegna» spumante sia superiore a 13% vol è vietato
l'uso dello sciroppo zuccherino per la presa di spuma, dovendosi in tal caso procedere alla
spumantizzazione utilizzando esclusivamente lo zucchero naturale della partita.
Per i vini di cui all’ articolo 1, con l’esclusione della tipologia passito, la resa dell’uva in vino non
dovrà essere superiore al 70% per cento. Qualora detta resa superi questo limite, ma non l’80%,
l’eccedenza non avrà diritto alla denominazione di origine, ma può ricadere nella IGT «Isola dei
Nuraghi» qualora ne abbia le caratteristiche.
Oltre la resa dell’80% decade il diritto a qualsiasi denominazione, sia essa DOC o IGT, per tutto il
prodotto.
La resa massima delle uve in vino per la tipologia passito non dovrà essere superiore al 50% con
riferimento all’uva fresca.
Per la tipologia «passito» è consentito l’appassimento su stuoie, anche in locali idonei, fino al
raggiungimento di un contenuto zuccherino di almeno 272 g/l .
E’ altresì ammessa la parziale disidratazione con aria ventilata, con ventilazione forzata o in
appositi locali termocondizionati.
Il vino «Moscato di Sardegna» non può essere immesso al consumo prima del 15 ottobre
dell’annata di produzione delle uve per la tipologia spumante, del 1° marzo successivo all’annata di
produzione delle uve per la tipologia bianco e del 1° luglio successivo all’annata di produzione
delle uve per le tipologie «da uve stramature» e «passito».
Articolo 6
Caratteristiche al consumo
I vini a denominazione di origine controllata «Moscato di Sardegna» all'atto dell’immissione al
consumo, devono presentare le seguenti caratteristiche:
«Moscato di Sardegna» bianco:
- colore: giallo dorato;
- odore: intenso aroma caratteristico;
- sapore: dolce, vellutato;
- titolo alcolometrico volumico totale minimo: 14% di cui almeno 12% svolti;
- acidità totale minima: 4 g/l;
- estratto non riduttore minimo: 20 g/l.
«Moscato di Sardegna» passito: - colore: da giallo dorato ad ambrato;
- odore: intenso, caratteristico;
- sapore: dolce, vellutato;
- titolo alcolometrico volumico totale minimo: 16% di cui almeno 12 svolti;
- acidità totale minima: 4 g/l;
- estratto non riduttore minimo: 25 g/l.
«Moscato di Sardegna» da uve stramature: - colore: giallo da dorato ad ambrato;
- odore: intenso, caratteristico;
- sapore: fine, dolce, vellutato;
- titolo alcolometrico volumico totale minimo: 15% di cui almeno 12 svolti;
- acidità totale minima: 4 g/l;
- estratto non riduttore minimo: 22 g/l.
«Moscato di Sardegna» spumante: - spuma: fine ed evanescente;
- colore: giallo paglierino;
- odore: aromatico, delicato, caratteristico;
- sapore: dolce, delicato, fruttato, caratteristico di Moscato;
- titolo alcolometrico volumico totale minimo: 11,5% di cui almeno 8 svolti;
- zuccheri riduttori: minimo 50 e massimo 95 g/l;
- acidità totale minima: 5 g/l;
- estratto non riduttore minimo: 17 g/l
Articolo 7
Designazione e presentazione
Alla denominazione di cui all'articolo 1 è vietata l'aggiunta di qualsiasi qualificazione diversa da
quelle previste dal presente disciplinare, ivi compresi gli aggettivi «extra», «fine», «scelto»,
«selezionato» e similari. E' tuttavia consentito l'uso di indicazioni che fanno riferimento a nomi,
ragioni sociali, marchi privati, non aventi significato laudativo e non idonei a trarre in inganno
l'acquirente.
Le sotto denominazioni geografiche tradizionali "Tempio Pausania" o "Tempio" e "Gallura" sono
riservate al "Moscato di Sardegna" spumante spumantizzato in Gallura e proveniente da uve
ammesse, prodotte e vinificate rispettivamente nel territorio amministrativo di Tempio Pausania e
nel territorio geograficamente definito “Gallura”, il quale comprende l'intero territorio dei comuni
di Aggius, Aglientu, Arzachena, Badesi, Berchidda, Bortigiadas, Budoni, Calangianus, Golfo
Aranci, Loiri Porto San Paolo, Luogosanto, Luras, Monti, Olbia, Oschiri, Palau, Sant’Antonio di
Gallura, San Teodoro, Santa Teresa di Gallura, Telti, Tempio Pausania, Trinità d'Agultu in
Provincia di Olbia-Tempio, e il comune di Viddalba in provincia di Sassari.”
Per i vini a denominazione di origine controllata «Moscato di Sardegna», con l’esclusione della
tipologia spumante, è obbligatoria l’indicazione dell’annata di produzione delle uve.
Articolo 8
Confezionamento
I vini di cui all’ art. 1 possono essere immessi al consumo soltanto in bottiglie di vetro consone, ai
caratteri di un vino di pregio e chiuse con tappo in sughero o altre chiusure consentite dalle norme
vigenti, ad eccezione delle tipologie da «uve stramature» e «passito» per le quali sono consentite
bottiglie di capacità non superiore a 0,750 litri.
L’utilizzo del tappo a vite è consentito esclusivamente per la chiusura delle bottiglie di capacità di
0,375 litri.
Per il confezionamento dei vini spumanti non è consentito l’utilizzo del tappo a fungo di plastica.
Articolo 9
Legame con l’ambiente geografico
A) – Informazioni sulla zona geografica.
Fattori naturali rilevanti per il legame.
La zona di produzione della DOC “Moscato di Sardegna”, coincide geograficamente con l’intero
territorio della Sardegna, che ha una superficie di 24.090 chilometri quadrati, e risulta essere la
seconda isola del Mar Mediterraneo.
La Sardegna, posta al centro del Mediterraneo Occidentale, viene a trovarsi tra la zona temperata
europea e la zona subtropicale africana, in piena area climatica mediterranea.
Il suo clima infatti risente di questa sua posizione con inverni relativamente miti, specie nelle zone
costiere e stabilità del tempo durante la calda estate, con una quasi assoluta mancanza di pioggia;
inoltre l’Isola ha, in tutte le stagioni, una notevole ventosità, infatti essa è sotto il dominio delle
correnti aeree occidentali che, con altissima frequenza, sono richiamate dall’Atlantico sui centri di
bassa pressione mediterranei; il vento pertanto è una delle più importanti componenti naturali del
clima sardo. In base alle osservazioni meteorologiche possiamo affermare che il vento più
frequente che soffia sulla Sardegna è il Maestrale.
Un altro importante aspetto che fa sentire la sua influenza sul clima della Sardegna è la breve
distanza di tutti i punti dell’Isola dal mare. Il punto più interno dista infatti 53 chilometri, e ne
deriva che, in nessuna zona interna, il clima assume carattere continentale; lungo le coste, invece, si
riscontra clima veramente mite per l’elevata temperatura media e per le modeste escursioni
termiche.
Pur se oltre la metà del territorio in questione si trova ad un’altitudine inferiore a 300 metri sul
mare, l’isola è considerata montuosa perché i rilievi, pur non raggiungendo altezze considerevoli,
hanno forme aspre, con declivi ripidi, caratterizzati da forti pendenze che vanno ad influenzare le
loro attitudini alla coltivazione, compresa quella viticola.
L’andamento della temperatura dell’Isola è simile a quello delle altre zone mediterranee. Le acque
del Mediterraneo, in conseguenza della loro evoluzione termica, fanno sentire decisamente la loro
influenza, per cui sia l’inverno che l’estate le temperature sono miti.
Le precipitazioni che si verificano sulla Sardegna sono quasi esclusivamente piogge cicloniche,
dovute alle perturbazioni indotte dalle depressioni barometriche che prendono origine in
conseguenza dell’elevata temperatura delle acque che circondano l’Isola. Tali perturbazioni,
condizionano l’andamento pluviometrico che è caratterizzato di norma da due periodi piovosi: uno
vernino-primaverile ed uno autunnale, con una quantità di piogge che è bassa nelle pianure litoranee
ed aumenta relativamente verso l’interno; la media annuale delle precipitazioni è di 775 millimetri,
quantitativo che sarebbe largamente sufficiente ai fabbisogni della viticoltura isolana se la
distribuzione nello spazio e nel tempo fosse più regolare; infatti, mentre nelle zone interne del
centro-nord dell’Isola si accerta una piovosità media annua di 1000 mm, nelle zone litoranee e nelle
pianure in nessun caso supera i 600 mm per scendere fino a 400 mm nella parte più meridionale
dell’Isola.
In relazione ai vari fattori climatici delle varie zone, in Sardegna si possono riscontrare i seguenti
tipi di clima :
a) Clima sub-tropicale: nelle zone con questo clima , la vite prospera e produce abbastanza
bene dal punto di vista quali-quantitativo.
b) Clima temperato-caldo: area in cui è compresa la maggior parte del territorio dell’Isola; in
quest’area la temperatura media annuale non scende mai al di sotto dei 15°C, con delle
precipitazioni, concentrate per lo più nel periodo autunno-vernino che non superano
mediamente gli 800 mm : è il miglior habitat per la vite, che infatti vegeta perfettamente
sino ai 600 m slm.
c) Clima sub-umido ed umido: zone che non interessano la coltura della vite.
La Sardegna è considerata una delle terre più antiche del bacino del Mediterraneo: in essa sono
praticamente presenti tutte le ere geologiche, dalla Paleozoica alla Quaternaria. Le formazioni più
antiche possono essere considerate quelle granitiche che sono caratteristiche della Gallura, mentre
nella parte centrale le stesse sono coperte da rocce metamorfiche, schistose. L’era Mesozoica è
caratterizzata dai calcari dolomitici presenti nella Nurra di Alghero, nei monti del Sarcidano, di
Oliena e Monte Albo ad Orosei. Al Terziario appartengono le rocce effusive, trachiti, andesiti, che
ritroviamo nella parte Nord-occidentale e nel basso Sulcis e le rocce sedimentarie mioceniche
presenti nella Romangia, nella Marmilla e nella Trexenta. Le colate basaltiche quaternarie
caratterizzano la zona centrale dell’Isola, i rilievi della costa orientale del Golfo di Orosei e i
caratteristici profili del Logudoro. Ancora all’era Quaternaria appartengono le sedimentazioni che
hanno coperto la vasta pianura del Campidano e le minori aree alluvionali presenti un po’
dappertutto.
I terreni derivanti hanno logicamente una composizione che rispecchia la formazione rocciosa
d’origine e che possono essere distinti in: - terreni alluvionali, originatisi appunto dalle alluvioni del quaternario e caratterizzati da strati
profondi, di buona permeabilità, con una composizione simile a quella delle rocce che hanno
contribuito ai depositi alluvionali; - terreni calcarei, derivati dal disgregamento delle rocce calcaree, ricchi di questo elemento,
ma non molto dotati in elementi nutritivi; - terreni trachitici, caratterizzati da una limitata profondità, ma discretamente dotati di
potassio, poveri, invece, di fosforo e di azoto, come del resto la maggior parte dei terreni
sardi; - terreni basaltici, in genere autoctoni e quindi di minima profondità, particolarmente ricchi di
microelementi; - terreni schistosi, a volte molto profondi, particolarmente ricchi di potassio e con discreta
dotazione di fosforo; - terreni di disfacimento granitico, sabbiosi, sciolti, acidi o sub-acidi, ricchi di potassio, ma
poveri di fosforo e di azoto.
Fattori umani rilevanti per il legame.
Il Moscato bianco è fra i vitigni più anticamente coltivati in Sardegna. È un vitigno conosciuto fin
dai tempi dell’antica Roma, citato dal Columella con il nome di uva “Apiana” in quanto uva
prediletta dalle api per la dolcezza dei suoi acini.
Il moscato ha seguito attraverso i secoli le alterne vicende della viticoltura sarda, dalle menzionate
epoche remote fino ai nostri giorni. Il vitigno si diffuse nell’Isola nel periodo dell’Amministrazione
piemontese, a seguito della politica viticola attuata dal vicerè, il marchese di Rivarolo, che a partire
dal 1736 favorì la diffusione della viticoltura nell’Isola, rendendola obbligatoria nei terreni ritenuti
idonei alla vite e rimettendo in vigore integralmente le norme della Carta de Logu di Eleonora
d'Arborea emanata nel 1392 e rimasta in vigore fino al 1827, durante il regno di Carlo Felice.
La Regia Società Agraria ed Economica di Cagliari, fondata nel 1804, iniziò a fare conoscere fuori
dell’Isola i vini di lusso sardi, tra cui il Moscato, in occasione del 6° Congresso Scientifico Italiano
svoltosi a Milano nel 1845. Nella seconda metà del secolo, si è cercato di disciplinare e
razionalizzare il comparto vitivinicolo con l’istituzione della Regia Scuola di Viticoltura ed
Enologia di Cagliari, la quale diede un certo impulso al settore.
Il vitigno Moscato, a cavallo dei secoli XIX e XX, risentì degli attacchi della fillossera che falcidiò
anche i vigneti della Sardegna, i quali avevano registrato alla fine dell’ottocento la loro espansione
massima.
La ripresa della viticoltura nell’Isola su nuovi portainnesti, ha dato nuovo slancio alla coltivazione
della varietà, tanto da essere riconosciuta della denominazione di origine fin dal 1979.
Le tecniche di vinificazione utilizzate comprendono pratiche enologiche che coniugano le tradizioni
locali con e l’evoluzione delle pratiche enologiche, che conferiscono al vino, nelle diverse tipologie,
le sue peculiari caratteristiche.
B) Informazioni sulla qualità o sulle caratteristiche del prodotto essenzialmente o
esclusivamente attribuibili all’ambiente geografico.
La DOC Moscato di Sardegna è riferita a 4 tipologie di vino che dal punto di vista analitico ed
organolettico presentano caratteristiche molto evidenti e peculiari, descritte all’articolo 6 del
disciplinare, che ne permettono una chiara individuazione e tipicizzazione legata all’ambiente
geografico.
Tali caratteristiche, nelle diverse aree di produzione, possono essere riconducibili alla natura dei
terreni, alla vinificazione che differisce nelle diverse zone di produzione ed anche al fatto che il
Moscato di Sardegna, fin dall’inizio è stato prodotto sempre da uve provenienti da vigneti allevati
col tradizionale sistema ad alberello.
Le condizioni pedoclimatiche influenzano decisamente le caratteristiche dell'uva e quindi del vino.
Nei terreni su substrato calcareo si ottiene uva con elevati tenori zuccherini, ricca di aromi,
prevalentemente destinata alla produzione del Moscato di Sardegna bianco, di uve stramature e
passito. Uva con tenori in zucchero inferiori, ma con maggiore acidità, è destinata alla produzione
della tipologia “Moscato di Sardegna” spumante, la cui produzione trova la sua massima espressione
nei terreni granitici , tipici della sottodenominazione “Gallura” o “Tempio”.
C) Descrizione dell’interazione causale fra gli elementi di cui alla lettera A) e quelli di cui
alla lettera B).
La complessa storia vitivinicola della Sardegna, conferma la stretta connessione ed interazione
esistente tra i fattori umani e la qualità e le peculiari caratteristiche del vino “Moscato di
Sardegna.”
La notorietà di questo vino è documentata da numerose citazioni storiche, che di fatto
rappresentano la testimonianza di come l’intervento dell’uomo nel particolare territorio abbia nel
corso dei secoli tramandato le tradizionali tecniche di coltivazione della vite ed enologiche, le
quali nell’epoca moderna e contemporanea sono state migliorate ed affinate, grazie all’indiscusso
progresso scientifico e tecnologico, fino ad ottenere gli attuali rinomati vini.
La storia più recente è infatti caratterizzata da un’evoluzione positiva della denominazione e
dall'accresciuta professionalità degli operatori che hanno contribuito ad elevare il livello qualitativo
e la notorietà del “Moscato di Sardegna”.
Articolo 10
Riferimenti alla struttura di controllo
Nome e Indirizzo: ValorItalia S.r.l
Via Piave 24 – 00187 Roma
Tel 06.45437975 – Fax 06.45438908 06.44249965
E-mail: info@valoritalia.it
La Società Valoritalia è l’Organismo di controllo autorizzato dal Ministero delle politiche agricole
alimentari e forestali, ai sensi dell’articolo 64 della legge n. 238/2016, che effettua la verifica
annuale del rispetto delle disposizioni del presente disciplinare, conformemente all’articolo 19, par.
1, 1° capoverso, lettera a) e c), ed all’articolo 20 del Reg. UE n. 34/2019, per i prodotti beneficianti
della DOP, mediante una metodologia dei controlli combinata (sistematica ed a campione) nell’arco
dell’intera filiera produttiva (viticoltura, elaborazione, confezionamento), conformemente al citato
articolo 19, par. 1, 2° capoverso.
In particolare, tale verifica è espletata nel rispetto di un predeterminato piano dei controlli,
approvato dal Ministero, conforme al modello approvato con il DM 2 agosto 2018, pubblicato nella
G.U. n. 253 del 30.10.2018.